Saman Abbas: “Torno in comunità”, il padre legato alla mafia pakistana “ha ucciso in Italia e in Pakistan”

Stanno emergendo in queste ore, dai verbali del 22 aprile, le parole di Saman Abbas, la 18enne scomparsa da Novellara dalla notte tra il 30 aprile e il primo maggio. Ieri, dall’incidente probatorio con il fratello minorenne di Saman, nuovi dettagli raccapriccianti sulle drammatiche ultime ore della ragazza. Una riunione dei parenti, che si accordavano per decidere come liberarsi del corpo di Saman.

Saman Abbas – MeteoWeek

Dal verbale del 22 aprile, Saman Abbas dichiarava: “Sono disposta a tornare in comunità, non in Pakistan”. L’11 aprile fu sentita e denunciò il fatto che il padre stava trattenendo indebitamente i suoi documenti e segnalò anche le minacce trasversali al suo fidanzato, attraverso parenti in Pakistan.

Saman disse anche che i genitori persistevano nel proposito di farla sposare, contro la sua volontà, a un cugino in patria. È quanto emerge dagli atti, citati dal tribunale del Riesame di Bologna.

Il padre di Saman legato alla mafia pakistana

Saman Abbas con il fidanzato Saqib Ayub

Durante una telefonata con il suo fidanzato, Saman lo mise in guardia in merito a suo padre Shabbar, che sarebbe collegato alla mafia pakistana, responsabile dell’uccisione di persone in Italia e in Pakistan. “Ho molta paura in quanto il padre di mafia pakistana si chiama Shabbar Abbas Muhammad Zama, è una persona pericolosa e ho paura anche per i miei genitori che sono in Pakistan. Infatti Saman in alcune chiamate mi ha fatto chiaramente capire che suo padre ha già ucciso altre persone sia in Italia che in Pakistan”, sono le parole del ragazzo, sentito il 5 maggio dai carabinieri dopo aver riferito le minacce subite dai suoi parenti in patria.

Il fratello nega la responsabilità dei genitori

Il fratello di Saman Abbas ha negato la responsabilità dei genitori, sostenendo che ideazione e esecuzione dell’omicidio della sorella vadano attribuite allo zio Danish, a sua volta fortemente spinto da altri due cugini, non quelli già indagati per il delitto. E’ la novità emersa dall’audizione del 16enne, il 18 giugno: “Mio papà e mamma no. Non hanno mai pensato di fare questa cosa, di uccidere”, ha detto in italiano stentato. “E poi ci sono altri due cugini, no?” che “hanno forzato tantissimo a mio zio che scappa ancora, fa queste cose, eh… bisogna uccidere, no?”. Non risulta che i due siano tra gli indagati, che restano cinque.

Marta Zelioli

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