Dall’inizio del 2021 circa 10 mila medici – di cui mille provenienti dal Lazio – si sono trasferiti all’estero. Di questi il 60% sono donne. Una fuga di cervelli allarmante, soprattutto in questo periodo in cui le strutture sanitarie sono costrette a sopportare una immensa mole di lavoro. “Il sistema va rivisto ed è necessario farlo ora”, questo l’appello dell’ordine, che vuole proporre contratti migliori ai giovani.
Gran Bretagna, Germana e Stati Uniti. Queste le mete preferite dai medici italiani – giovani e non solo – che di anno in anno si sono trasferiti all’estero per trovare condizioni lavorative migliori rispetto a quelle che il loro Paese offre. Dall’inizio del 2021, come riporta Il Messaggero, sono circa 10 mila – su un totale di 24 mila specializzandi – i professionisti che si sono messi in fuga. Soltanto mille provengono dal Lazio. Di questi il 60% sono donne. Non si tratta, ad ogni modo, soltanto di neo-specializzati, bensì anche dottori prossimi alla pensione: lo scorso gennaio, in tal senso, sono arrivate ben 600 richieste (il 20%) di trasferimento di questo tipo. I dati più allarmanti riguardano la categoria dei medici di famiglia. Una fuga di cervelli che spaventa gli esperti, soprattutto per il fatto che l’Italia ha bisogno delle sue eccellenze. La pandemia di Covid-19 ed i problemi che le strutture sanitarie stanno vivendo ne sono la dimostrazione. Il boom di iscritti ai test per medicina in futuro potrebbe non riuscire a colmare tali lacune.
“Non ci siamo con i numeri”. Lo ha detto, tra le righe de Il Messaggero, Antonio Magi, presidente dell’ordine dei Medici del Lazio. “È necessario trovare al più presto un sistema che offra ai nuovi medici prospettive a lungo termine. Qui, ne hanno ancora troppo poche ecco perché vanno via”. Le soluzioni per rendere l’Italia un posto di lavoro più appetibile ci sarebbero, ma da tempo non vengono attuate. “All’estero hanno contratti a lungo termine e la possibilità di costruirsi una carriera e una famiglia”. Il fatto che oltre la metà dei partenti siano donne è inoltre emblematico delle problematiche del Paese. “Anche questo è un dato che deve farci riflettere, dobbiamo correre ai ripari”.
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Le innumerevoli richieste (20 mila tra luglio e agosto, ovvero +10% rispetto al precedente anno) per i test di iscrizione alla facoltà di medicina fanno ben sperare, ma se i futuri professionisti continuano ad ambire al trasferimento all’estero il problema rimane. “Questi ragazzi li formiamo noi, abbiamo delle eccellenze. Ma dobbiamo trovare anche il modo di non farli partire. Gli ospedali della Regione hanno bisogno di loro ma, e questo è proprio il nodo, le strutture non sono pronte ad accoglierli con contratti stabili e a lungo termine”, ha concluso Antonio Magi.
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