Si chiamava Simona Cavallaro la ragazza che è stata sbranata da un branco di cani, in Calabria. Salvo il fidanzato che passeggiava con lei.
Si chiamava Simona Cavallaro e la sua era una vita tranquilla fino a quando un tragico esito ha spazzato via tutte le gioie. Simona, 20 anni, è stata sbranata da un branco di cani randagi, dei pastori maremmani, mentre passeggiava con il fidanzato a Straiano, lungo la costa ionica di Catanzaro, in Calabria. Figlia di un gioielliere di Soverato, la ragazza stava passeggiando lungo la pineta tranquillamente, insieme al suo ragazzo. Una passeggiata presto trasformatasi in tragedia, quando i cani hanno corso incontro alla coppia, iniziando ad attaccare la giovane. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, i due si erano recati nell’area per individuare un posto dove effettuare un pic-nic domenica prossima.
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Improvvisamente, però, sono stati attaccati dai cani e hanno provato a fuggire. Durante la fuga, il ragazzo si sarebbe chiuso in un casolare abbandonato, perdendo però di vista la ragazza. Così, l’uomo ha dato l’allarme ma all’arrivo dei carabinieri non c’era nulla da fare: la ragazza era già morta per le gravi ferite riportate nell’aggressione. A guidare le indagini i carabinieri guidati dal tenente Luca Paladino, che ha avuto il compito di informare del decesso i familiari della ragazza. Sotto shock anche gli amici della vittima che erano partiti con lei per trascorrere qualche ora in spensieratezza. Simona lascia nella disperazione il padre Alfio e il suo fratello gemello. Anche i suoi concittadini, abitanti di Soverato, si sono detti profondamente addolorati per l’accaduto. Intanto, sono in corso le operazioni per accalappiare i cani coinvolti nell’aggressione ed evitare ulteriori conseguenze.
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Sul fatto si è espressa anche l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). “Il randagismo non si crea da sé: questa piaga sociale, molto grave in Italia e soprattutto nel Meridione, è determinata dagli scellerati abbandoni e dalle Amministrazioni locali che troppo spesso girano la testa dall’altra parte, invece di sterilizzare, accogliere e promuovere le adozioni”, ha commentato il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto che ha denunciato come in Calabria, la Regione, le Aziende sanitarie e i Comuni non abbiano mai preso sul serio la questione randagismo.
L’Oipa ha denunciato inoltre la mancata comunicazione al Ministero della Salute dei dati sul randagismo 2020 che ogni anno Regioni e Province autonome trasmettono al Dicastero. “Calabria e Sicilia non hanno trasmesso alcun dato riguardante il 2020. Le Regioni sono tenute, sentite le associazioni che operano in ambito regionale, ad adottare un programma di prevenzione del randagismo, ma i fondi non sono mai sufficienti a lenire questa grave piaga sociale“, si legge nella nota. “I cani abbandonati sono sempre tanti e, laddove le campagne di sterilizzazione sono lacunose, le molte femmine vaganti partoriscono cuccioli che, quando non muoiono di stenti, di malattia o d’incidente, diventando adulti alimentano la popolazione di randagi”, conclude il presidente Comparotto.
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