Afghanistan, si temono attacchi Isis a Kabul. Usa: “Non andate in aeroporto”

Peggiora sempre di più la situazione in Afghanistan, soprattutto in corrispondenza dell’aeroporto di Kabul, dove sale l’allerta massima: il Pentagono lancia l’allarme, gli occidentali potrebbero essere presi di mira. Intanto, la calca, il caldo e la confusione hanno generato 7 morti all’aeroporto. Secondo il New York Times cresce il rischio della presenza di Isis e Al-Qaeda in Afghanistan. “I cittadini americani sono invitati a non recarsi all’aeroporto, restare lontani dagli accessi al terminal, e attendere le nostre istruzioni sulle modalità del loro trasporto“, avvisano dunque i diplomatici Usa. Il punto della situazione. 

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La notizia arriverebbe da fonti di sicurezza statunitense citati dal New York Times, che delineano una situazione in progressivo peggioramento in Afghanistan: aumenta il timore che Isis, Al-Qaeda e alcuni gruppi jihadisti possano portare a termine attentati terroristici nei pressi dell’aeroporto di Kabul per colpire contemporaneamente gli americani bloccati lì e i talebani moderati (loro rivali), apponendo la loro bandiera sulla presa di Kabul. Stando a quanto riportato dalla Cnn, i militari Usa starebbero studiando “percorsi alternativi e più sicuri per raggiungere l’aeroporto, ormai preso d’assedio dalla calca di afghani in cerca di una via di fuga. Tra caldo e caos sono morte 7 persone. Probabilmente, per l’insieme di questi motivi l’ambasciata americana a Kabul ha rilasciato un’allerta rivolta agli americani ancora presenti sul territorio: “A causa di potenziali minacce alla sicurezza a ridosso degli ingressi dell’aeroporto di Kabul, consigliamo ai cittadini americani di evitare in questo momento di recarsi all’aeroporto e alle uscite dell’aeroporto a meno di non aver ricevuto istruzioni personali da rappresentanti del governo americano“.

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Isis in Afghanistan: se ne parlava da giorni, ora si teme per Kabul

Ancora Isis e Al-Qaeda, dunque, uno spettro riapparso nei giorni scorsi anche nelle parole del portavoce del Pentagono John Kirby, che ha ritrattato una dichiarazione rilasciata da Joe Biden pochi minuti prima. Il presidente Usa aveva affermato: “Mettiamo le cose in prospettiva. Che interessi abbiamo a questo punto in Afghanistan con Al Qaeda che non c’è più? Siamo andati in Afghanistan con l’obiettivo di sbarazzarci di Al Qaeda Afghanistan e di Osama bin Laden, e l’abbiamo fatto“. John Krby ha poi specificato: “Sappiamo che al Qaeda e l’Isis sono ancora presenti in Afghanistan. Il numero non è esorbitantemente alto ma non abbiamo una cifra esatta perché la nostra capacità di raccolta di informazioni in Afghanistan non è più quella di una volta“. Ebbene, ora la minaccia Isis e Al-Qaeda sembra diventare sempre più realistica in Afghanistan, e in particolare a Kabul.

Cosa accade intorno Kabul, oltre la minaccia Isis

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A tutto questo si aggiungono le situazioni di violenza e caos che da giorni si stanno consumando a Kabul. Ai morti schiacciati dalla calca in aeroporto si aggiungerebbero le vittime dei rastrellamenti casa per casa, testimoniati da diverse testate e fonti del luogo. Perché la realtà è questa: la situazione all’aeroporto di Kabul si fa sempre più caotica, e diventa sempre più difficile raccogliere informazioni provenienti dal resto della città, per non parlare delle periferie e della provincia, dove con ogni probabilità si sono consumate le violenze peggiori, lontane dai riflettori. La giornalista Francesca Mannocchi, presente sul posto all’approdo dei talebani a Kabul e ora in Italia, riferisce: le sue fonti afghane parlano di forme di corruzione interna per consentire di raggiungere l’aeroporto a chiunque voglia approdare all’unica via di fuga possibile, ma in cambio del pagamento di una quota. Una strategia che, presumibilmente, andrà ad arricchire le famose liste di ex collaboratori con l’Occidente che tanto fanno gola ai talebani.

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La formazione del nuovo governo

Intanto, a Kabul sono riprese le consultazioni per giungere alla formazione del nuovo governo talebano. In città arrivano anche il mullah Abdul Ghani Baradar (che ha firmato gli accordi di Doha) e il capo spirituale del movimento, Hibatullah Akhundzada. Stando a quanto riportato da Afp, Baradar incontrerà “leader della Jihad e politici per formare un nuovo governo inclusivo”. E proprio a questa motivazione sarebbe legato il presunto slittamento della formazione del governo che, stando al Corriere, dovrebbe raggiungere il pieno compimento nel giro di due settimane: il tentativo è di creare una coalizione vasta, in grado di tener dentro tutti i diversi volti dei talebani, ma arrivando a comprendere anche l’ex presidente pashtun Hamid Karzai e il pezzo grosso del governo dimissionario, il tagiko Abdullah Abdullah.

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A Herat i primi effetti del regime talebano

Intanto, il regime talebano inizia già a imprimere un nuovo volto al Paese, e non solo attraverso le diverse forme di violenza: nella provincia di Herat arriva il primo provvedimento che proibisce le classi miste nelle università pubbliche e private. In sostanza, il provvedimento si traduce in un’impossibilità per le studentesse di frequentare le stesse lezioni frequentate da uomini. Stando a quanto riferito dal mullah Farid, responsabile dell’Emirato per l’Istruzione superiore, il sistema delle classi miste deve essere eliminato perché “è la radice di tutti i mali della società. Tutto questo dovrà tradursi, di fatto, con la necessità di trovare nuove aree e nuovi spazi. Qualora non fosse possibile, risulta facile capire a quale genere sarà data priorità.

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