Il M5S alla ricerca di una linea sensata sull’Afghanistan

Conte suggerisce di cercare una dialogo con i talebani, ma Di Maio lo stoppa. Critiche da tutti i partiti per le parole dell’ex-premier

Dialogare” con i talebani. Questa l’idea di Giuseppe Conte, aspramente criticata da quasi tutte le parti politiche e diverse voci interne al M5S. Per l’ex-presidente del Consiglio è necessario coltivare un serrato dialogo con il nuovo regime in Afghanistan che appare, almeno a parole, su un atteggiamento abbastanza distensivo“.

Purtroppo invece la cronaca mostra ancora una volta la ferocia dei talebani che nelle ultime ore hanno fatto altri 35 morti, tra gli spari sulla folla che protestava in strada ad Asadabad e il rastrellamento continuo contro i cittadini afgani macchiatisi di avere collaborato con gli occidentali prima del ritorno del regime.

Conte è costretto a correggere parzialmente le sue parole dopo gli ultimi fatti di sangue, anche per via dell’intervento di Luigi Di Maio, molto più duro del suo leader contro i talebani. Il titolare della Farnesina esprime invece frasi aspre verso il regime afgano: “È importante agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole – afferma il ministro degli Esteri correggendo le parole di Conte -. Abbiamo a disposizione qualche leva, sia pur limitata, su di loro come l’isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell’assistenza allo sviluppo fornita finora. Dobbiamo mantenere una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani e delle libertà, e trasmettere messaggi chiari tutti insieme“.

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E’ assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione. Ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico ho parlato di ‘serrato dialogo’ sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione” ha detto l’ex-premier, in parziale risposta a Di Maio.

Non solo il compagno di partito si è mosso duramente contro Conte, come detto prima. Afferma Enrico Borghi, deputato e rappresentante del Partito democratico all’interno del Copasir: “Cosa ne penso della proposta di ‘dialogo serrato’ fatta da Conte? Stiamo ai fatti. I talebani sparano sulla folla, hanno ricominciato ad abbattere le statue, l’elemento strutturale del loro potere è la legge islamica, non la democrazia. La Jihad resta il loro metodo di espansione del metodo coranico. Dialogo impossibile quindi? Una cosa è una relazione con chi non detiene una attività statuale ma di potere politico, funzionale a esempio a mettere in sicurezza le persone in fuga. Altro paio di maniche è il riconoscimento di un regime. Su questo ci devono essere punti fermi: l’Italia non tratta né negozia con i terroristi e serve una posizione non equivoca, cristallina, sul rispetto dei diritti umani”.

Una sfocata immagine del video in cui i talebani rastrellano le case in cerca dei collaborazionisti – meteoweek

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Stessa linea per Fratelli d’Italia, il cui senatore Patrizio La Pietra che ritiene “incomprensibile atteggiamento dell’ex presidente del Consiglio Conte, che vorrebbe aprire un dialogo completo con i talebani, di fatto legittimandoli“, mentre per la Lega parla Roberto Calderoli: “Per dialogare bisogna essere in due, ma Conte ha capito che per questi qui l’unica legge è la shaaria islamica? Ma ha visto cosa stanno facendo in questi primi giorni? Dobbiamo dialogare con questi taglia gole? Non ho davvero parole”.

Infine la capogruppo di Italia Viva Maria Elena Boschi: “Dire che bisogna dialogare coi Talebani per le loro ‘dichiarazioni distensive’ mentre le mamme gettano i bambini sopra il filo spinato per salvarli e mentre i Talebani vanno casa per casa a cercare le donne significa capire poco di politica estera. E non capire nulla dei Talebani. Meno male che a Chigi c’è Draghi e non Conte“.

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