L’ex presidente Usa Donald Trump commenta quanto sta accadendo in Afghanistan a seguito del ritiro delle truppe statunitensi (ritiro, è bene ribadirlo, firmato proprio da Trump). In un’intervista a Fox News attacca l’attuale presidente Joe Biden: “Il ritiro dall’Afghanistan è una questione molto importante, però nessuno ha gestito una ritirata peggiore di quella di Joe Biden, è la più grande vergogna della storia del nostro Paese”.
Il ritiro delle truppe militari statunitensi dall’Afghanistan ha lasciato dietro di sé il caos: i talebani hanno preso Kabul, stanno instaurando un nuovo regime, dialogano con la stampa internazionale, fanno sfoggio di nuovi toni moderati mentre la folla all’aeroporto di Kabul tenta disperatamente di fuggire, mentre le prime manifestazioni di dissenso sono spente nel sangue, e mentre – soprattutto nelle province – le violenze si consumano ai danni di donne ed ex collaboratori con i Paesi occidentali. Una questione, quella della salvezza dei collaboratori e delle loro famiglie, che sta impegnando diversi Paesi attivi nella creazione di un ponte aereo. Al momento, tuttavia, resta dubbia la capacità di salvare tutti coloro che in passato hanno collaborato con l’Occidente. All’interno di questo quadro, rimbombano le parole di Joe Biden di qualche giorno fa, quando ribadiva che Kabul avrebbe retto al tentativo di assalto, e rimbombano gli attacchi dell’ex presidente Usa Donald Trump, pronto a cogliere Biden in fallo in un’intervista a Fox News: “Il ritiro dall’Afghanistan è una questione molto importante, però nessuno ha gestito una ritirata peggiore di quella di Joe Biden, è la più grande vergogna della storia del nostro Paese“. Poi, l’attacco anche contro George Bush per “l’orribile decisione di andare in Medio Oriente. So che questo non farà contenta la famiglia Bush, però credo che sia stata la decisione peggiore“.
Eppure, il ritiro delle truppe afghane è proprio frutto di un accordo firmato da Donald Trump con i talebani, un accordo difeso ancora oggi dall’ex presidente Usa: “Trattammo da una posizione di forza“, ribadisce Trump lodando l’operato dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo. Secondo Trump, Biden avrebbe dovuto evacuare prima i civili afghani, il personale dell’ambasciata e gli altri americani, “e non i militari”. E proprio contro l’accordo di Doha si sarebbe scagliato qualche giorno fa Joe Biden, ribadendo come l’accordo firmato da Trump abbia “messo i talebani nella posizione di maggior forza militare dal 2001“. Insomma, tra i due leader politici prosegue il rimpallo di colpe su quanto sta avvenendo in Afghanistan: da un lato Donald Trump che attacca Biden per la modalità di ritiro delle truppe, dall’altro Biden che attacca Trump per la firma di un accordo svantaggioso per l’Afghanistan e per gli Usa.
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Afghanistan, cosa dicono i commentatori su Biden e Trump
I commentatori, nel frattempo, sembrano attribuire responsabilità sia alla modalità di ritiro che all’accordo sul ritiro delle truppe. Per il New York Times, ad esempio, il principale errore sarebbe stato di calcolo: a giugno, secondo la testata, l’intelligence americana aveva stimato un anno e mezzo di tempo prima che Kabul fosse minacciata seriamente. Insomma, aveva stimato un lasso di tempo più ampio per organizzare un ritiro efficace. Inoltre, stando a quanto ribadito da funzionari dell’amministrazione ai giornali americani, Biden al momento dell’insediamento alla Casa Bianca non avrebbe trovato nessun preparativo per la ritirata. A questo si aggiungono altre lentezze di vario genere, di carattere più recente: dopo aver parlato per mesi di un programma di sostegno con l’aviazione alle forze afghane in caso di minaccia di Kabul, al momento dell’effettivo attacco il piano non sarebbe risultato pronto, stando a quanto ricordato dal Post.
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Poi c’è la questione dell’accordo firmato da Trump, l’accordo in cui è stato deciso il ritiro delle truppe quasi senza condizioni, e soprattutto senza imporre il cessate il fuoco ai talebani. A porre l’accento su questo punto è stata Michèle Flournoy, una delle principali dirigenti del dipartimento di Stato americano sotto il governo di Obama, le cui parole sono state riportate dal Post: “Tra gli errori più gravi c’è stata la decisione del presidente Trump di firmare un accordo con i talebani che prometteva il ritiro degli Stati Uniti senza prima organizzare un cessate il fuoco generale. In seguito Trump ha ritirato unilateralmente le forze americane fino a portarle a un livello insostenibile . Questo ha lasciato il presidente Biden in una posizione molto più difficile”. Insomma, da una rapida ricognizione delle dinamiche appare evidente un elemento: una crisi di questa portata non nasce da un giorno all’altro, ma può prendere piede così velocemente proprio a causa di problemi strutturali pre-esistenti (si direbbe ventennali) su cui sarà necessario interrogarsi. A questo vanno aggiunti gli errori di valutazione strategici nelle modalità di organizzazione della ritirata. L’insieme di questi fattori, consegna oggi Kabul in mano ai talebani.