La riunione tra leader del G7 è prevista per la prossima settimana: al centro del summit virtuale, il dossier Afghanistan. L’annuncio arriva dopo la telefonata tra il premier britannico Boris Johnson e il presidente americano Joe Biden. Intanto i due leader avrebbero già discusso dei “modi in cui la comunità globale possa fornire ulteriore assistenza umanitaria ai rifugiati ed altri afghani vulnerabili“.
A seguito della conquista del potere da parte dei talebani in Afghanistan, proseguono i tentativi di trovare rapidamente un nuovo equilibrio in grado – quanto meno – di ridurre i danni di quella che rischia di trasformarsi in una crisi umanitaria di dimensioni gigantesche. Dall’Afghanistan i messaggi che arrivano sono contrastanti: da un lato i talebani che sparano sulla folla di manifestanti in protesta, dall’altro i segnali di “moderazione” lanciati alla stampa internazionale. Durante la prima conferenza stampa dopo la conquista di Kabul i talebani avrebbero infatti rassicurato: “Nessuna vendetta nei confronti dei collaboratori“, le donne “parteciperanno alla vita sociale, potranno andare a scuola“, ma sempre nel rispetto della Sharia. Il portavoce dei talebani avrebbe anche specificato che l’Afghanistan non sarà una minaccia per nessun Paese. Dichiarazioni che, però, non bastano a dissipare l’atmosfera di scetticismo e preoccupazione internazionale che sta accompagnando l’insediamento dei talebani. Eppure, una cosa è certa: al momento hanno vinto loro in Afghanistan, ed è necessario stabilire al più presto una strategia in grado di renderli quanto più possibile inoffensivi a livello internazionale e quanto meno violenti a livello locale.
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Per questo la prossima settimana i leader del G7 si riuniranno in occasione di un summit virtuale sulla situazione in Afghanistan. L’annuncio è arrivato a seguito di una telefonata avvenuta la notte scorsa tra il premier britannico Boris Johnson e il presidente americano Joe Biden. Stando a quanto diffuso dalla Casa Bianca, i due avrebbero “lodato il coraggio e la professionalità dei loro militari e personale civile che stanno lavorando insieme a Kabul all’evacuazione dei propri cittadini e degli afghani che ci hanno aiutato durante la guerra“. La nota prosegue ribadendo anche che al centro della discussione è stata anche la “necessità di continuare uno stretto coordinamento tra alleati e partner democratici su come procedere con la politica sull’Afghanistan“. In quest’ottica si è discusso anche dei “modi in cui la comunità globale possa fornire ulteriore assistenza umanitaria ai rifugiati ed altri afghani vulnerabili“. Lo stesso Johnson, durante un dibattito straordinario alla Camera dei Comuni a Westminster, avrebbe ribadito la posizione del governo britannico: i talebani saranno giudicati “dalle loro azioni, non dalle parole”. Come a dire, bene le promesse della conferenza stampa, ma ovviamente non basteranno a rassicurare la comunità internazionale, che intanto deve aprire un serrato confronto per dialogare con il nuovo governo attraverso una voce quanto più compatta.
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All’interno di questo quadro arriva la richiesta del governo britannico di Boris Johnson, presidente di turno del G7, per dar vita a un confronto allargato anche a Russia e Cina. A riferirlo sono fonti di Downing Street, che specificano: la Gran Bretagna ha anche proposto una riunione dei membri permanenti del consiglio di Sicurezza dell’Onu (Usa, Russia, Regno Unito, Francia, Cina) estesa ai Paesi G7 che non ne fanno parte (Italia, Germania, Canada, Giappone). Un’ottica nella quale sembrano muoversi anche le dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che nella giornata di ieri ha anticipato: il dossier Afghanistan diventerà dirimente soprattutto al G20, che conta la presenza di Paesi cruciali nella gestione della crisi, come Russia, Cina e Turchia. Insomma, mentre i talebani solidificano il loro potere sul territorio, la comunità internazionale dialoga, si riorganizza, e il G7 appare solo l’inizio di una difficile interlocuzione che dovrà far dialogare posizioni diverse, a volte contrastanti.
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