Afghanistan, ecco la prima conferenza stampa dei talebani al potere

Annunciata sui social (Trump non ha un account Twitter, i talebani si), si è svolta la prima uscita mediatica ufficiale dei nuovi padroni dell’Afghanistan.

Come tutte le forze di governo che si rispettino, anche i talebani si sono presentati ufficialmente, nel modo più classico e formale possibile: con una conferenza stampa. Annunciata sui social, su Twitter in particolare, è stata trasmessa dalla televisione di stato. Il regime islamista, come già intuito da diversi giorni, sta facendo di tutto per mostrare il suo volto più “morbido” e inclusivo: ed infatti nel corso della diretta televisiva un portavoce dei talebani ha annunciato una amnistia per tutti gli ex funzionari del governo, invitati a riprendere il loro lavoro per non “bloccare la macchina amministrativa dello stato”. Ma sopratutto è stato fatto un riferimento esplicito alle donne: nessuna volontà di farne delle “vittime”, ma anzi una richiesta a partecipare alle attività di governo. Ovviamente nel rispetto della sharia.

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“Abbiamo espulso gli stranieri, è un momento di orgoglio per il Paese” ha esordito il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid in apertura della conferenza stampa: Non ci vendicheremo con nessuno, non ci vendicheremo con chi ha lavorato con gli stranieri, non busseremo alle porte per sapere con chi le persone abbiano collaborato. Non vogliamo nemici interni o esterni, il nostro territorio non verrà usato per minacciare nessun Paese. Faremo un’amnistia e le ambasciate e le ong saranno al sicuro”. Come detto, i diritti delle donne saranno rispettati “nel quadro della sharia, e potranno avere ruolo nell’istruzione e nella sanità”. Libertà ed indipendenza per  i media, purché “rispettino i valori dell’Islam e l’unità del Paese”. 

Sul tema dei diritti delle donne è intervenuto anche Suhail Shaheen, altro portavoce che è stato intervistato a Doha, in Quatar, dove sono in corso dei negoziati sul nuovo assetto istituzionale dell’Afghanistan: le afghane avranno accesso all’istruzione e dovranno indossare solo l’hijab, e non il burqua. Una differenza abbastanza netta rispetto al primo regime talebano, quello delle statue di Buddah abbattute a fine anni ’90 e primissimi anni del 2000, fino appunto all’invasione statunitense. Il tentativo di chiarire una differenza da quella fase è evidente, anche rispetto il ruolo che il “loro” Afghanistan avrà a livello internazionale: “Abbiamo perdonato tutti coloro che hanno combattuto contro di noi. Le animosità sono finite. Non vogliamo nemici esterni o interni, l’Emirato islamico dell’Afghanistan promette a tutti i paesi del mondo che l’Afghanistan non sarà una minaccia per nessun paese” ha affermato chiaramente Zabihullah Mujahid nel corso della conferenza stampa.

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Approccio “soft”, ma la realtà sarà davvero così? Lo si vedrà, già nelle prossime settimane. Gi accordi di Doha, firmati con l’amministrazione Trump, prevedono un ritiro delle forze americane che andrà completato l’11 settembre 2021. Data assolutamente simbolica, saranno infatti trascorsi venti anni dagli attentati alle Torri Gemelle, che innescarono la “guerra al terrorismo”, con l’Afghanistan primo obbiettivo. Oggi sembra un altro mondo, e forse lo è: basti pensare che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato bandito da Twitter, mentre il portavoce dei talebani ha il suo account, dal quale ha annunciato la conferenza stampa di oggi.

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