Un monitoraggio della Coldiretti evidenzia gli enormi danni che i cambiamenti climatici – attraverso la violenta alternanza di siccità e violente piogge – stanno arrecando alle campagne italiane.
Non solo la siccità ed il gran caldo: ora anche i violenti temporali, che hanno iniziato ad imperversare nel Nord Italia, causano danni alle campagne ed alle aree coltivate. L’allarme arriva da un monitoraggio della Coldiretti proprio in occasione dell’ondata di maltempo e grandine che si è abbattuto sul nord Italia provocando anche una vittima. Le precipitazioni intense e violente subito dopo settimane di grande aridità creano problemi, più che risolverli. Le alte temperature e la prolungata assenza di pioggia – spiega Coldiretti – hanno bruciato frutta e verdura, danneggiato i vigneti, fatto cadere prima del tempo olive e agrumi dagli alberi, colpito duramente il raccolto di pomodoro e persino del foraggio necessario per l’alimentazione del bestiame. Oltre a, naturalmente, seccare i terreni.
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La pioggia – prosegue il report della Coldiretti – è attesa per contrastare la siccità nelle campagne ma per essere effettivamente elemento di attenuazione rispetto alle alte temperature deve durare a lungo nel tempo, cadere in maniera costante e non in maniera troppo intensa. I violenti temporali provocano più danni di quelli che risolvono poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade copiosa, generando i presupposti per frane e cedimenti del terreno. E la caratteristica più evidente dei cambiamenti climatici è esattamente questa: precipitazioni sempre più intense e frequenti (spesso vere e proprie “bombe d’acqua”) si alternano a lunghi periodi di calore estremo e siccità. Quando poi arrivano, queste violente precipitazioni si abbattono su un territorio fragile, reso tale dalla cementificazione e dall’abbandono delle campagne e della cura del terreno. Ad oggi sono 7252 i comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane e alluvioni.
Il report di Coldiretti insiste sul tema dei cambiamenti climatici come elemento determinante rispetto i gravi danni che sta patendo l’agricoltura italiana. Il “climate change” va ad intervenire su una struttura già fragile, che ha subito gli effetti della mancanza di interventi negli anni. Che in Italia ci fosse un problema di natura idrogeologica – a prescindere dai cambiamenti climatici – era cosa risaputa da tempo. L’accelerazione di questi cambiamenti, evidente a tutti in questo ultimo decennio, ha creato un corto circuito potenzialmente devastante, che però ha delle precise responsabilità e forse può essere ancora gestito.
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Come? Un modo lo suggerisce proprio i report di Coldiretti: è necessario tutelare e sostenere l’attività agricola e la cura del territorio. Difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola deve essere a questo punto una priorità. Anche perchè, purtroppo, la violenza dei fenomeni climatici è destinata ad aumentare, e se non si trova il modo di gestirli si faranno ancora i conti con dei danni che, quantificati, fanno venire i brividi: secondo Coldiretti, nell’ultimo decennio il costo (in negativo) è stato di 14 miliardi di euro. Quasi il doppio, per capirsi, delle spese militari sostenute in venti anni di missione in Afghanistan.
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