Il movimento islamista, con la presa di Kabul, ha concluso in maniera repentina le operazioni militari, ed annunciano la fine delle ostilità. Hanno vinto, ed ora governeranno l’ “Emirato Islamico dell’Afghanistan”.
Un annuncio secco, breve, diretto e chiarissimo: “La guerra in Afghanistan è finita”. Lo ha dichiarato uno dei portavoce dei talebani dopo l’ingresso a Kabul e la presa di possesso del palazzo presidenziale. Ricorda molto il “Missione Compiuta”, “mission accomplished” che dichiarò George Bush jr. il primo maggio del 2003 sulla portaerei Lincoln. L’esercito di Saddam Hussein era stato rapidamente sconfitto, e le due “guerre preventive” al terrorismo, in Iraq appunto ed in Afghanistan, sembravano vinte. In realtà nessuna delle due lo era, e la missione era lontanissima dall’essere compiuta: in Iraq stava per esplodere il vero conflitto, quello con la resistenza prima sciita e poi saudita. L’Iraq fu di fatto smembrato, e proprio lì nacque il progetto dello Stato Islamico, con tutto quello che ne seguì. Adesso l’Iraq è uno stato debolissimo, entrato di fatto nell’orbita politica dell’Iran. Mentre l‘Afghanistan è tornato ad essere quello che era prima, e cioè uno stato islamista radicale guidato dai talebani.
Ed infatti sono loro a dirla, l’ultima parola: “La guerra è finita”. Una guerra durata pochissimo, che ha visto le milizie talebane conquistare regioni, province e città senza quasi nemmeno combattere: “Abbiamo ottenuto quello che cercavamo, la libertà del nostro Paese e l’indipendenza del nostro popolo”, ha dichiarato il portavoce talebano che, ad al Jazeera, ha anche espresso la certezza che le forze straniere “non ripeteranno più la loro esperienza fallita in Afghanistan”. Ed è proprio così: la guerra in Afghanistan è un fallimento enorme degli Stati Uniti, dell’Occidente, della Nato, di tutto quel pensiero politico-militare che prevedeva la possibilità di andare a portare la guerra in altri paesi raccontandogli di portare pace e democrazia, e già che ci si era, trasformali in clienti delle proprie aziende.
Quella visione è fallita miseramente, e l’immagine degli afghani in fuga, che si arrampicano sulle ruote degli aerei in decollo – sapendo poi di precipitare e morire – terrorizzati dal pensiero di quello che avverrà nei prossimi mesi restituisce almeno in parte l’enormità del danno che è stato fatto da noi occidentali a quel paese. Nel frattempo ii talebani è stato consegnato il Palazzo presidenziale di Kabul, da dove qualche ora prima dell’arrivo dei primi miliziani era fuggito il presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani. Ci sarebbe stato un vero e proprio “passaggio di consegne”: secondo al Jazeera, che ha mostrato in diretta le immagini dal Palazzo, tre funzionari governativi sarebbero stati addirittura presenti alla ‘cerimonia’.
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Un responsabile della sicurezza dei talebani ha dichiarato che “non c’è stato alcuno spargimento di sangue durante il passaggio di consegne” e che “una consegna pacifica delle strutture del governo è in corso in tutto il Paese”. Notizia, questa, confermata anche dalla CNN: nessuna violenza durante l’ingresso delle milizie islamiche a Kabul. I talebani avrebbero anticipato il loro ingresso nella capitale per garantire continuità di potere ed evitare saccheggi e caos.
Con la fine degli scontri ed una vittoria di tale portata, i talebani ora possono fare più o meno quel che vogliono: ed infatti a breve sarà proclamata la nascita dell’Emirato islamico dell’Afghanistan. Che, se a parole si preannuncia una esperienza politica e sociale meno estrema del vecchio regime talebano, o dello Stato Islamico in Siria ed in Iraq, nei fatti è molto temuto da una parte degli stessi afghani, che stanno provando a fuggire min tutti i modi possibili: “Assicuriamo alle persone in Afghanistan, in particolare a Kabul, che le loro proprietà e le loro vite sono al sicuro”, ha annunciato alla Bbc un portavoce dei talebani, che ha aggiunto: “Rispetteremo i diritti delle donne. La nostra politica è che le donne avranno accesso all’istruzione e al lavoro. Nessuno dovrebbe lasciare il Paese, abbiamo bisogno di tutti i talenti e di tutte le capacità, abbiamo bisogno di tutti”.
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Parole morbide, a cui non sappiamo quali fatti seguiranno. Ascoltando le parole di tanti afghani, e sopratutto tante donne afghane, e guardando le immagini che vi proponiamo nei video, l’impressione è che invece si tema il ritorno di un estremismo oscuro e violento che trasporterà il paese in un moderno Medioevo di intolleranza e repressione. Le prossime settimane qualche risposta la daranno: resta lo stupore per una presa di potere realmente concretizzatasi in 10 giorni, e sopratutto la consapevolezza dell’enorme responsabilità politica che come paese alleato degli Stati Uniti e membro della Nato abbiamo anche noi.
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