La Sardegna ha raggiunto la soglia di occupazione del 10% delle terapie intensive. È per questa ragione che, a seguito del monitoraggio dell’Iss di domani, potrebbe diventare zona gialla. Il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha confermato tale ipotesi, seppure sottolinei la necessità di guardare con un occhio critico i dati. I numeri, infatti, variano con maggiore velocità rispetto a prima.
La Sardegna è una delle regioni maggiormente a rischio in vista del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità di domani. I nuovi paramenti, infatti, si basano principalmente sul tasso di ospedalizzazione e prevedono il passaggio in zona gialla nel caso in cui si superi il 10% dei posti occupati in terapia intensiva e il 15% di quelli in area medica. Nell’isola la prima soglia è già stata oltrepassata. Non si tratta, però, dell’unica regione a tremare. La Sicilia, infatti, sfiora la soglia per quanto riguarda i ricoveri tradizionali. Il dato è in aumento anche in Calabria. Sotto osservazione, infine, il Lazio. A parlare della possibilità che l’Italia si tinga di giallo a macchie, in un’intervista rilasciata a ‘Radio Cusano Campus’, è stato il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.
Sileri sul rischio zona gialla per la Sardegna
L’ipotesi che la Sardegna diventi nei prossimi giorni zona gialla è “possibile e probabile”. A dirlo è Pierpaolo Sileri in un’intervista andata in onda su ‘Radio Cusano Campus’. Il Sottosegretario alla Salute, tuttavia, invita alla calma. I dati, infatti, vanno giudicati in un determinato modo. “L’uso di posti in terapia intensiva in un periodo in cui non vi è una pressione sul sistema sanitario va letto anche con giudizio. Se si guardano i dati della Sardegna, si vede che c’è sì un 10% di posti di terapia intensiva occupato, ma una percentuale molto più bassa di posti di medicina occupati da pazienti Covid. Quindi aspetterei prima di dire che la situazione sta raggiungendo la soglia per il giallo”, ha sottolineato.
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È importante, inoltre, considerare gli effetti della campagna di vaccinazione. “Oggi è possibile che si ricoverino in terapia intensiva pazienti che hanno poi un turnover molto veloce, cioè entrano prima ed escono prima. Viceversa, un anno fa quando le terapie intensive erano occupate, l’accesso era magari più ritardato, con pazienti più gravi, anziani e compromessi”. Pertanto, ha concluso il sottosegretario Pierpaolo Sileri, “attenzione a questi numeri, che possono fluttuare con maggior velocità”.