All’interno del governo Draghi e della maggioranza si lavora su più fronti, e su più fronti sale la tensione: superato lo stato di tensione con il M5s per la riforma della Giustizia, ora sembra Matteo Salvini a voler alzare i toni sull’operato dell’esecutivo, e soprattutto sul tema immigrazione. Nel frattempo, la Lega ha presentato quasi 1.000 emendamenti al decreto Covid sull’estensione di obbligo di Green Pass. Che Salvini voglia usare l’instabilità del M5s per “ricattare” il governo e ottenere qualche posto in più?
Il leader della Lega Matteo Salvini lo ha ripetuto più volte, in varie salse: il M5s è ormai in piena crisi, Conte vuole mettere i bastoni tra le ruote all’esecutivo Draghi e la Lega è pronta a difendere il premier e l’esecutivo. Lo ha ripetuto anche qualche giorno fa, in occasione del suo intervento a Milano Marittima: “Conte odia Draghi ed è un sabotatore mentre Letta, che non controlla il suo partito, gli fa da palo“. In tutto questo, ripete Salvini, “Draghi sa chi lavora per l’Italia e chi persegue i propri interessi. Sì, mi creda, lo sa…”. Ovviamente, in questo quadro il Carroccio si propone come vessillo di lealtà in grado di proteggere la maggioranza da eventuali scossoni a firma M5s.
Chi sa se è lo stesso quadro che Salvini delinea a Draghi durante le conversazioni private. E soprattutto chi sa se Draghi si lascia persuadere. Fatto sta che il leader del Carroccio nei confronti dell’esecutivo intende mantenere, e anzi alimentare, quel doppio binario ambiguo che ormai porta avanti da tempo: dichiarare massima lealtà e alzare i toni su questioni dirimenti. Una strategia molto simile a quella del Papeete, poco prima di staccare la spina al Conte I. Questa volta, però, si entra nel semestre bianco, le Camere non possono essere sciolte (e non è detto che Salvini lo voglia). Dall’altro lato, il tentativo di staccare la spina al governo Draghi, in piena emergenza e con il Recovery in arrivo, riscuoterebbe ben poco seguito. Qual è, allora, la strategia di Salvini? Innanzitutto, l’attacco.
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Un attacco che si sta dispiegando su più fronti, a partire dal Green Pass: la Lega avrebbe presentato 916 emendamenti al decreto Covid che prevede l’estensione dell’obbligo del Certificato verde per accedere ad alcuni luoghi aperti al pubblico. Un numero, ricorda il Fatto Quotidiano, che non sembra casuale: sono gli stessi emendamenti – spiegano fonti leghiste – presentati dal M5s in Commissione Giustizia sulla riforma Cartabia. Forse è osare troppo, ma la strategia lascerebbe pensare a un messaggio di questo tipo: non solo il M5s può tentare manovre di ostruzionismo, Draghi dovrebbe tenerlo presente. In questo senso, probabilmente, vanno inserite le numerose dichiarazioni di Salvini sull’instabilità e inaffidabilità del M5s. Il leader leghista vuole sottolineare un punto molto semplice: la maggioranza pende da un lato, quindi Draghi deve puntare sull’altro gruppo parlamentare forte (la Lega, appunto), che è pronto a mantenere in piedi l’esecutivo, ad ogni costo. E parlando di costi, forse è proprio quelli che la Lega sta cercando di riscuotere con le ultime dichiarazioni.
Non a caso di recente la Lega sembra voler aprire una battaglia non tanto sul premier, quanto sui singoli ministri. La Lega ha ad esempio accusato il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, di voler “perdere tempo” in merito al Ponte sullo Stretto, per poi non realizzarlo. “Il Mims – affermano in una nota i deputati della Lega Edoardo Rixi (responsabile nazionale Infrastrutture), Alessandro Pagano (vice capogruppo alla Camera), Domenico Furgiuele e Nino Germana’ – continua a stupirci con scelte sul Ponte di Messina che superano logica e buonsenso al punto da farci pensare a una strategia allo scopo di rimandare l’opera pubblica sine die”.
Ed è probabilmente in quest’ottica che va visto anche l’attacco alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Salvini nei giorni scorsi aveva usato toni molto duri: “Se il ministro non è in grado di risolvere questo problema, ne prenda atto e ne tragga le conseguenze. Faccia qualcosa, blocchi questi arrivi. Sostenere un governo che accetti questi numeri di sbarchi, per noi della Lega sarebbe un problema”. Così il leader della Lega nel giro di poche frasi avrebbe evocato le dimissioni della ministra e una sorta di ultimatum al governo.
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All’interno di questo scenario Salvini riferisce anche di aver “parlato con Mario Draghi”: “Sono convinto che Draghi riuscirà a svegliare Lamorgese. Il premier è consapevole che non si può mantenere questo ritmo. Siamo ad agosto e siamo già a 30 mila, cosa aspettiamo che siano 100mila? Sono convinto che arriverà un cambio di passo. È un problema di sicurezza”. Insomma, per questo Papeete Salvini non ha in programma di far cadere il premier. Ciò non toglie che possa puntare a sostituire qualche ministro, o a praticare forme sterili di ostruzionismo anche per motivi elettorali. Il problema è: Draghi glielo lascerà fare? E’ notizia di oggi la richiesta della ministra Lamorgese di un cambio di passo in Ue, unita alla telefonata del premier al presidente tunisino, in merito alla questione migranti. Dalla Lega registrano: ci sono “segnali positivi“. I toni si distendono. E forse devono farlo necessariamente: i retroscena intanto raccontano un certo imbarazzo dei ministri leghisti per le dichiarazioni forti del leader della Lega. Insomma, Salvini anche per questa estate tenta il pressing, resta da vedere il bottino che riuscirà a portare a casa. Resta da vedere quanto spazio di manovra troverà nel governo Draghi e tra i suoi stessi ministri.
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