Le cause della morte di Francesco Pantaleo, lo studente universitario originario di Marsala ritrovato carbonizzato nelle campagne in provincia di Pisa, restano un mistero. Il cadavere del ventitreenne è stato ritrovato dopo qualche giorno dalla scomparsa, ma non è ancora chiaro se siano state proprio le fiamme ad ucciderlo. L’autopsia, in tal senso, non ha finora dato risposte certe. La Procura ha ipotizzato il reato di istigazione al suicidio.
L’autopsia sul cadavere di Francesco Pantaleo non ha ancora dato le risposte che gli inquirenti cercano. Lo studente di ingegneria informatica, originario di Marsala (in provincia di Trapani) ma residente a Pisa, era scomparso la mattina del 24 luglio, lasciando i documenti e i dispositivi elettronici nell’appartamento in cui viveva con due coinquilini. In quei giorni, secondo il racconto dei genitori, avrebbe dovuto dare l’ultimo esame all’università prima della laurea, ma all’appello non si è mai iscritto. Il suo corpo è stato ritrovato carbonizzato nelle campagne. La Procura adesso indaga sull’ipotesi di istigazione al suicidio. Le cause della morte restano un mistero. Il ventitreenne è stato ucciso dalle fiamme oppure è stato travolto dal fuoco quando ormai era privo di vita? L’autopsia, al momento, non ha ancora chiarito tale aspetto. L’unica informazione che trapela riguarda l’assenza di «segni di violenza» sul corpo del giovane. Gli inquirenti, intanto, stanno mettendo al vaglio lo smartphone ed il pc della vittima per cercare eventuali ulteriori indizi.
L’autopsia sul corpo di Francesco Pantaleo
«Ci vorranno giorni prima di avere risposte certe». Lo ha detto, a magistrati e investigatori, l’anatomopatologo che da ieri si sta occupando dell’autopsia sul corpo di Francesco Pantaleo insieme ad altri quattro periti: un medico legale, una genetista, un chimico, un tossicologo. Quattro informatici specializzati, invece, avranno il compito di analizzare i dispositivi elettronici in possesso dello studente universitario. Quel che appare certo è che le indagini saranno lunghe. Le fiamme, infatti, hanno cancellato gran parte delle prove che il cadavere del ventitreenne avrebbe potuto fornire agli inquirenti. Dai primi superficiali accertamenti sembrerebbe che il corpo non presenti segni di violenze, né di colluttazione o trascinamento. Una versione confermata dalla risonanza magnetica. Non sarebbero state rinvenute neanche impronte di terze persone. La Procura, ad ogni modo, non vuole trascurare nessun dettaglio.
Un contributo importante alle indagini sarà fornito dagli psicologi, che stanno cercando di ricostruire il profilo di Francesco Pantaleo. Il ventitreenne si era diplomato con il massimo dei voti al liceo di Marsala, ma alla facoltà di ingegneria informatica erano arrivate le prime difficoltà. Gli esiti degli esami non lo avevano mai soddisfatto del tutto. Lo studente ambiva a qualcosa di più, ma era stato costretto ad accontentarsi. Infine, quella bugia. Aveva detto ai genitori che si sarebbe laureato il 27 luglio, ma il suo nome non rientrava tra gli iscritti alla sessione. Ancora mancavano alcuni esami importanti. È anche per questa ragione che la Procura di Pisa ha ipotizzato l’istigazione al suicidio. Non sembra possibile, tuttavia, che il giovane si sia dato da solo alle fiamme. Accanto al cadavere, infatti, non è stato ritrovato né liquido infiammabile né un accendino. Gli oggetti di proprietà della vittima, contenuti presumibilmente in uno zaino, potrebbero essere andati distrutti nell’incendio.
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L’analisi dei dispositivi elettronici
I periti informatici – in totale quelli incaricati sono quattro – si stanno occupando dell’analisi dei dispositivi elettronici di Francesco Pantaleo. Lo studente li aveva lasciati, insieme agli occhiali da vista, sulla scrivania della stanza dell’appartamento in cui viveva prima di allontanarsi lo scorso 26 luglio. Essi sono stati immediatamente sequestrati. Ad un consulente tecnico è stato affidato il compito di eseguire la copia forense dei dati contenuti nello smartphone e nel computer portatile della vittima. Da quest’ultimo, tuttavia, erano stati rimossi tutti i file prima della scomparsa. Anche un videogioco di combattimento con cui il ventitreenne si intratteneva abitualmente è stato disinstallato. Proprio all’interno delle chat ludiche potrebbero essere contenuti indizi importanti per le indagini. Il giovane, infatti, durante il lockdown si era rifugiato nel mondo della rete. Era rimasto solo, dato che i coinquilini erano tornati nelle rispettive abitazioni. «Era riservato, come sempre, molto gentile ma non sembrava turbato», hanno spiegato. La mamma, invece, ha rivelato che era stanco e stressato.
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Al vaglio degli inquirenti ci sono anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Circa una ventina potrebbero avere ripreso Francesco Pantaleo nel tragitto da casa alle campagne in provincia di Pisa in cui è stato ritrovato il corpo carbonizzato. I Carabinieri le stanno visionando al fine di individuare eventuali indizi utili alle indagini. La strada verso la verità, tuttavia, appare ancora lunga.