Il leader della Lega Matteo Salvini alza i toni dal palco della festa di Milano Marittima e lancia una sorta di ultimatum al governo: “Sostenere un governo che accetti questi numeri di sbarchi, per noi della Lega sarebbe un problema“. Alla vigilia dell’inizio del semestre bianco Salvini decide di rispolverare un tema su cui si è pronunciata di recente anche Giorgia Meloni, ovviamente ponendosi sulla stessa scia della leader di Fratelli d’Italia. Ma Salvini in questo caso parla in quanto leader già in campagna elettorale o in quanto leader di un partito di maggioranza?
E’ questa la domanda che dovrebbe stare alla base di ogni parola pronunciata pubblicamente dal leader della Lega: con quale volto sta parlando, con quello del leader in campagna elettorale o con quello del leader di una importante forza della maggioranza che sostiene il governo Draghi? Come osservato nel corso di questi mesi, lo scopo del leader del Carroccio è quello di giocare entrambe le parti, di fedele alleato di Draghi e di voce di opposizione all’interno della maggioranza, a seconda dei casi. A volte, però, i due volti sembrano toccarsi, e in quel caso le parole critiche di Salvini assumono i contorni di un ultimatum. E’ quanto avvenuto alla festa di Milano Marittima, dove le parole di Salvini evocano, anche indirettamente, i ricordi del Papeete. “Ho scritto a Draghi e gli ho detto che entro agosto il problema degli sbarchi va risolto“, dice Salvini. Altrimenti? Salvini assume toni duri, e si spinge fino alla minaccia: al largo delle coste italiane ci sono 800 migranti soccorsi da due navi di Ong straniere, dice il leader della Lega, e “sostenere un governo che accetti questi numeri di sbarchi, per noi della Lega sarebbe un problema“.
Leggi anche: Roma, Celli: “Raggi non arriverà al ballottaggio” [VIDEO]
Salvini tra ultimatum e dichiarazioni di lealtà al governo
Nelle parole critiche di Salvini non potevano mancare affondi all’attuale ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, un ruolo che lo stesso leader della Lega ha rivestito e che ora lo lascia con l’amaro in bocca: “Se il ministro dell’Interno riesce a risolvere il problema, bene. Sennò ne prenda atto e ne tragga le conseguenze”. Salvini evoca le dimissioni di Lamorgese come moral suasion, ma non le chiede ufficialmente. Si mostra critico nei confronti dell’operato del governo, o almeno di alcuni ministri, ma per ribadire i cavalli di battaglia della Lega: “Il governo Draghi sta facendo bene da tanti punti di vista, l’immigrazione è un colabrodo“. Salvo poi, come sempre, ribadire la propria lealtà al governo e attaccare i “reali nemici” (nonché ex alleati di governo), i 5 stelle: “I 5 stelle sono ormai allo sbando, se non credono più a Draghi, alle riforme e all’Italia lascino il governo e le poltrone”.
Leggi anche: Stefàno a Meteoweek: “Sono andato via dal M5S perchè abbiamo perso la nostra identità” [VIDEO]
Salvini fa le stesse dichiarazioni di Meloni
Insomma sul palco Salvini fa il suo gioco contraddittorio, come sempre, e passa dal lanciare ultimatum al governo all’evocare le dimissioni di Luciana Lamorgese, per finire comunque con un indice puntato verso il Movimento. Tutto nel giro di una poche di dichiarazioni. Poi, l’ambiguità finale: quell’affinità con FdI che non si capisce bene se sia reale vicinanza di vedute o competizione elettorale. “Non è possibile chiedere il Green Pass agli italiani per andare a Gardaland o in pizzeria e poi far sbarcare migliaia di clandestini senza controlli e senza regole. Questo è un problema che entro agosto va risolto”, dice sul palco. E’ un caso che Giorgia Meloni il 31 luglio abbia scritto su Facebook quasi la stessa cosa? “Oltre 28mila sbarchi nel 2021. Mentre gli italiani si apprestano a subire nuove misure che limitano la loro libertà, le nostre coste sono prese d’assalto dall’immigrazione clandestina. È sotto gli occhi di tutti, ma il Ministro Lamorgese resta inerme“, scriveva la leader di FdI.
Leggi anche: I sondaggi e il gioco dei tre partiti: Pd, Lega e FdI vicinissimi
Mentre con Berlusconi pensa alla federazione di centrodestra
Eppure, lo stesso Salvini sul palco della piazza di Cerva, insieme a Bruno Vespa, non ha perso l’occasione per ribadire la propria vicinanza a Forza Italia. Anche l’intervento di Berlusconi sembra confermare l’asse e rinforzare quell’idea di federazione di centrodestra ormai nei progetti degli alleati. “Possiamo arrivare anche a presentare delle liste comuni”, dice Berlusconi, ma l’importante è innanzitutto condividere forti valori e una visione politica comune: libertà, cristianesimo, garantismo e un’idea forte di Europa. Salvini asseconda. E Berlusconi non risparmia i complimenti: “Con la Lega governiamo bene la maggioranza delle Regioni italiane e abbiamo governato a lungo l’Italia. In questi anni abbiamo promosso e approvato provvedimenti che hanno cambiato il volto della Repubblica, che hanno reso l’Italia più moderna ed efficiente”. Poi ancora: “Dopo le prossime elezioni politiche il Paese sarà governato dal centrodestra di cui Lega e Forza Italia costituiscono il cuore pulsante“. E Giorgia Meloni? Anche lei, certamente, anzi – dice Berlusconi – sul cda Rai ha ragione, le è stato fatto uno sgarbo e rimedieremo. Ma forse la vera domanda da porsi è un’altra: e Matteo Salvini? Completerà in tempo la sua trasformazione in europeista garantista o si lascerà trainare sul campo del sovranismo dalla competizione con Giorgia Meloni?