Riforma Giustizia, ok in Commissione. M5s: “Grazie a Conte evitati rischi gravi”

La riforma della Giustizia, dopo numerose ore di trattativa, ottiene anche l’ok da parte della Commissione Giustizia alla Camera, che ha licenziato il Ddl delega approvando solo gli emendamenti concordati e le modifiche proposte dal governo. Sono stati rifiutati invece tutti gli emendamenti delle opposizioni. Insomma, prende il via il testo di Riforma della Giustizia raggiunto in una lunga interlocuzione tra Conte e Draghi. 

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Sulla Riforma della Giustizia regge l’accordo politico raggiunto da tutte le forze di maggioranza nel corso di diverse ore di trattativa. Trovata l’intesa tra M5s e resto della maggioranza, concessa qualche modifica in merito ai reati di mafia, tutte le forze politiche in campo si sono affrettate per ribadire il loro contributo indispensabile alla riforma, per sottolineare, di fronte all’elettorato, quanto portato a casa. Intanto il testo finiva in Commissione Giustizia alla Camera, dove è andato incontro a un primo test sulla tenuta dell’accordo. Test superato: la Commissione ha dato l’ok al testo, licenziando il Ddl delega e approvando solo gli emendamenti concordati e le modifiche proposte dal governo. Tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni, invece, sono stati respinti: il tentativo di rallentare i lavori ha prodotto qualche pausa, qualche momento di tensione, ma la maggioranza ha tenuto senza mai rimettere in discussione il contenuto del testo.

Il testo approvato

Il testo si propone di modificare ampiamente il Ddl dell’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, e le tensioni si erano alzate soprattutto in merito al tema delle prescrizioni. Poi, l’intesa: la riforma va a toccare solo i reati commessi dopo il primo gennaio 2020, verrà introdotta gradualmente e viene introdotto il criterio dell’improcedibilità ma con un regime speciale per per i reati più gravi, come mafia, terrorismo, droga e violenza sessuale. Si aggiungono all’impianto di base, poi, alcuni emendamenti della maggioranza approvati, come il diritto all’oblio sulla rete dell’indagato o imputato assolto, l’arresto in flagranza per gli ‘ex’ violenti che non rispettano il divieto di allontanamento o avvicinamento alle case di famiglia e il rafforzamento dell’Ufficio del processo. Lo scopo della riforma è chiaro, ed è stato sottolineato più volte dalla ministra della Giustizia Cartabia: “Garantire una giustizia celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, e allo stesso tempo garantire che nessun processo vada in fumo”.

Ora Cartabia ribadisce: sull’approvazione della riforma della giustizia penale “non temo sorprese, abbiamo preso un impegno. Tutte le forze politiche di maggioranza” si sono impegnate “anche in termini di comportamento in Parlamento, e ci auguriamo come auspicabile che il procedimento si concluda in pochi giorni“, avrebbe ribadito la ministra al tg3. Anche perché – ricorda Cartabia – “con l’Europa abbiamo preso un impegno anche per la riforma del processo civile, essenziale per la vita dei cittadini ma anche per gli operatori economici. Sappiamo bene che tanti investimenti stranieri stentano ad arrivare in Italia, tra gli altri motivi, anche per le incertezze dei tempi della giustizia civile.”

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Impressioni a caldo su Riforma Giustizia e Conte

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MeteoWeek.com (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Sull’accordo raggiunto, il M5s avrebbe da subito ribadito: non è la nostra riforma ma l’abbiamo migliorata. Sulla riforma della Giustizia, “grazie alla determinazione del Movimento 5 Stelle e all’instancabile lavoro di Giuseppe Conte abbiamo ottenuto modifiche importanti alla riforma del processo penale, per scongiurare almeno i pericoli più gravi, ossia quelli di mandare al macero migliaia di processi per reati gravi e odiosi“, affermano i componenti del M5s nella Commissione Giustizia del Senato ad Adnkronos. Poi ancora: “Sono cambiamenti decisivi, che non sarebbero stati introdotti senza il M5S. Siamo del tutto soddisfatti? No, perché escludere i reati di mafia e gli altri reati più odiosi e allarmanti doveva essere automatico, e non avvenire a seguito di una negoziazione serrata. Ma almeno adesso per i cittadini sarà più chiaro capire quali forze politiche tentano di reintrodurre sacche di impunità legalizzata e chi invece si batte per salvaguardare davvero il diritto di ottenere giustizia“. Nel Movimento, però, c’è chi avrebbe voluto modificare ulteriormente il testo, come il presidente della Commissione Mario Perantoni, che ad Adnkronos ribadisce: “Sono fortemente contrariato per la compressione dei tempi del dibattito che non ho potuto evitare per rispettare il tempo di approvazione che la maggioranza si è data“.

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Si accontenta, pur consapevole della perfettibilità del testo, il sottosegretario di Forza Italia Francesco Paolo Sisto: “Nessuno, Forza Italia compresa, può essere entusiasta a tutto tondo, ci sono alcuni passaggi delicati sia dal punto di vista tecnico-giuridico, sia rispetto alle appartenenze di ciascuno. Ma questa riforma ‘s’aveva da fare’, nello stretto interesse del Paese. Per questo non sono favorevole ai trionfalismi: è una riforma, necessariamente, un po’ di tutti“. Allo stesso modo, si dice soddisfatto il leghista Giorgetti, che smentisce il suo ruolo fondamentale nel raggiungimento di un’intesa lasciando il merito nelle mani di Mario Draghi: “Di fondamentale, c’è soltanto Mario Draghi. Alla fine, la chiude sempre lui. E per fortuna“. Dal Pd Graziano Delrio difende il percorso la riforma, così come difende il percorso di confronto per raggiungerla (un sostegno a Draghi e uno a Conte): “La riforma della giustizia è un buon accordo nell’interesse del paese. Un buon compromesso a cui hanno contribuito in molti: il contrario del populismo è la fatica del confronto“.

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