Il Consiglio dei ministri ha raggiunto un accordo sulla riforma della Giustizia, superando le tensioni legate alle richieste avanzate dal M5s. Intanto, i diversi esponenti politici si affrettano ad intestarsi la vittoria: se da Italia viva sottolineano l’importanza di aver superato la riforma Bonafede, l’ex ministro della Giustizia presenta la modifica ottenuta sui reati di mafia come una vittoria del M5s. Ecco le diverse posizioni.
La tanto discussa riforma della Giustizia si avvicina al traguardo, soprattutto a seguito dell’accordo raggiunto in Consiglio dei ministri nella giornata di ieri, che sembra placare le richieste avanzate dal M5s: tempi più lunghi, fino a sei anni in appello, per i processi per delitti con aggravante mafiosa, nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. E’ quanto ottenuto anche grazie alla mediazione del Pd (e più in particolare del ministro del Lavoro Orlando), una sintesi che avrebbe placato i dubbi del Movimento sull’improcedibilità per l’articolo 416 bis.1 del codice penale, sull’aggravante mafiosa. Ora il testo può approdare in Aula, con l’obiettivo di “accelerare il più possibile per concludere se possibile prima della pausa estiva questa importantissima riforma“, ribadisce la ministra della Giustizia Marta Cartabia all’uscita da Palazzo Chigi.
Sulla riforma, Cartabia sottolinea: “Abbiamo apportato degli aggiustamenti, come annunciato la scorsa settimana con Draghi, alla luce del dibattito molto vivace che si è sviluppato in queste settimane sia da parte delle forze politiche che degli operatori e degli uffici giudiziari che saranno i primi ad essere chiamati alla grande sfida di implementare una riforma così significativa e innovativa nel nostro Paese“. L’obiettivo da centrare è ormai chiaro, ed è cruciale anche per ottenere l’accesso ai soldi del Recovery: “E’ garantire una giustizia celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, e allo stesso tempo garantire che nessun processo vada in fumo“.
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Appare soddisfatto anche il segretario del Pd Enrico Letta, che in un tweet riconferma le aspettative: “Riforma della giustizia che si avvicina all’Europa e fa compiere grandi avanzamenti in termini di modernità ed efficacia. Cartabia ha trovato il giusto equilibrio per superare la riforma precedente senza scadere nell’impunità. Ci siamo spesi per l’accordo. Ne siamo contenti“. Il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte, per parte sua, ribadisce: non si tratta della riforma del Movimento, ma c’è soddisfazione per l’accordo. Poi si dice “molto rammaricato perché dalla Lega c’è stata una durissima opposizione” all’allungamento dei tempi di prescrizione “per i processi per mafia”. Dalla Lega, però, Matteo Salvini e Giulia Bongiorno esprimono “soddisfazione per la riforma della Giustizia: come chiesto dalla Lega, non rischieranno di andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale. E ora avanti tutta con i referendum che completeranno il profondo cambiamento chiesto dai cittadini“.
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A commentare la riforma a Repubblica è anche l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale commenta una riforma che – teoricamente – si presenta come un superamento della cosiddetta legge “Spazzacorrotti” del 2018, a firma Bonafede. Ora l’ex Guardasigilli ribadisce la sua “ferma convinzione che dopo la sentenza di primo grado ci debba essere la certezza che arriverà la risposta di giustizia. È evidente a tutti che in questa maggioranza ci sono tante altre forze politiche che combattono contro questo principio. E che vorrebbero riempire di tagliole l’intero percorso della giustizia…“. Poi rivendica il suo contributo alla riforma, ricordando “che la velocizzazione dei processi si basa sulle assunzioni che ho fatto e progettato io e che adesso la ministra Cartabia sta convintamente portando avanti”. Bonafede rivendica poi anche l’accordo raggiunto, che viene presentato come un’esclusiva targata M5s: “Senza girarci intorno quello che abbiamo fatto oggi è stato blindare i processi di mafia, di terrorismo e di violenza sessuale, e di mettere in maggiore sicurezza tutti gli altri che rischiavano di andare in fumo. Ribadisco il concetto. In questa maggioranza, soli contro tutti, abbiamo blindato i processi di mafia, e questo risultato ha un solo nome, ed è il Movimento 5 stelle, e una sola firma, quella di Giuseppe Conte”.
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Una versione totalmente opposta la fornisce il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista a La Stampa, nella quale si dice “soddisfatto di avere smontato la riforma Bonafede. Siccome Conte-Bonafede sono una coppia di fatto capisco il loro nervosismo. Come Lega, oltre ai reati di mafia, abbiamo aggiunto, grazie a Giulia Bongiorno, il tema della violenza sessuale e dello spaccio di droga come reati particolarmente gravi. Magari in casa 5 Stelle sono temi delicati…”. E anche qui, è gara ad intestarsi l’intesa. La Lega sottolinea il suo contributo all’accordo, Salvini sminuisce il presunto contributo rivendicato dal M5s affermando: “Draghi e il ministro Cartabia ci hanno ringraziato per il contributo. Conte fa gli show, Giulia Bongiorno ha lavorato giorno e notte per migliorare questo testo. Mentre i 5 stelle facevano i capricci e presentavano 900 emendamenti, noi abbiamo migliorato il testo“. Infine, la stoccata finale sull’esultanza del M5s, che per Salvini è “un modo per giustificare il dietrofront dei ministri grillini che avevano votato la prima versione della riforma Cartabia (…). So che a qualcuno questa riforma non andrà bene comunque. Anche la stessa base parlamentare dei 5 Stelle non l’accetta perché smonta la Bonafede che teneva tutti sotto processo a vita, roba indegna per un Paese democratico e civile“.
Esulta per la presunta archiviazione della riforma Bonafede anche Italia viva, che con le parole di Davide Faraone proclama addirittura l’inizio di una nuova era: “Ieri è finita la stagione del giustizialismo con l’archiviazione della riforma Bonafede. E con questo ennesimo fatto ci siamo lasciati alle spalle i disastri del Conte 1 del Conte 2: abbiamo mandato a casa prima Arcuri e dopo Parisi e ieri messo in soffitta Bonafede. L’idea che un cittadino per mancanza di Stato possa rimanere imputato a vita è tramontata”, ha affermato il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone ad Agorà su Raitre.
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