L’immunologo Francesco Le Foche ritiene che potrebbe esserci bisogno di una terza dose per immunodepressi e fragili
Secondo l’immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, Francesco Le Foche, intervistato da Il Corriere della Sera, «verosimilmente» si necessiterà di una terza dose di vaccino «per le persone che assumono farmaci immunosoppressivi (che deprimono, cioè, il sistema immunitario, ndr), per i trapiantati e per persone con patologie particolari (come malattie autoimmuni o patologie infiammatorie croniche) in cui la risposta al vaccino può essere ridotta” ma “se vaccineremo almeno l’80-85 per cento della popolazione, possiamo pensare di ritornare a una quasi normalità».
«Spero che si possa partire anche dai sei anni. La vaccinazione è importante per portare i ragazzi a scuola in sicurezza. E poi, perché anche loro possono manifestare una malattia severa e rappresentare un serbatoio di contagio per i nonni. Dobbiamo mettere in campo una vaccinazione planetaria», ha aggiunto il professore.
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«Io vedo nei giovani una propensione al vaccino e non solo perché, poi, possono andare in discoteca, ma perché ne hanno capito l’importanza. Gli ultrasessantenni, invece sono restii, probabilmente per ragioni culturali: sono meno sensibilizzati». Per riuscire a convincerli a vaccinarsi, «un ruolo fondamentale dovrebbe averlo il medico di medicina generale. Occorre spiegare che i vaccini sono sicuri e rappresentano un grande risultato della ricerca scientifica».