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Politica

Cure domiciliari anti-Covid, manifestazione al ministero. Meloni supporta

Mentre nel governo prosegue l’interlocuzione su un’eventuale estensione dell’obbligo di Green Pass ad altri luoghi aperti al pubblico, in tutta Italia si moltiplicano le manifestazioni, compresa quella che ha avuto luogo il 27 luglio davanti al ministero della Salute per la consegna delle firme sull’approvazione dei protocolli di cura sottoscritti da 30mila persone. A presentare la domanda, l’associazione di cittadini a sostegno del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. Giorgia Meloni ha interloquito con loro, promettendo di portare le loro istanze in Parlamento. 

MeteoWeek.com (foto da La Prima Pagina)

Non si ferma l’interlocuzione del governo su altre eventuali estensioni dell’obbligo di Green Pass ad altri luoghi aperti al pubblico e sull’ipotesi di obbligo vaccinale per alcuni luoghi di lavoro. Sul tavolo, diversi nodi da sciogliere, relativi soprattutto alla gestione di scuola e trasporti. Le decisioni in merito sono state rinviate alla prossima settimana, in modo da prendere in considerazione i nuovi dati epidemiologici e da allontanare il più possibile lo spettro di ulteriori restrizioni per le attività commerciali, ribadisce Matteo Salvini. Intanto, in tutta Italia in questi giorni hanno avuto luogo diverse manifestazioni No Green Pass, alcune delle quali risultate fallimentari e scarsamente partecipate. A queste, si è aggiungono altre manifestazioni, anche loro “alternative” rispetto alla linea assunta dal governo. E’ il caso della manifestazione organizzata il 27 luglio dall’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà, l’associazione di cittadini a sostegno della battaglia del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. L’Unione è scesa in piazza per consegnare al ministro della Salute Roberto Speranza quasi 30mila firme raccolte nelle piazze italiane per chiedere la partecipazione di alcuni medici nella revisione di protocolli di terapia domiciliare precoce.

La manifestazione

Lo scopo della mobilitazione è chiaro: l’adozione del protocollo terapeutico del Comitato in questione all’interno delle linee guida del Ministero della Salute. Stando a quanto riportato da Askanews, il titolare del ministero non avrebbe incontrato il Comitato, ma i rappresentati dell’Unione avrebbero incontrato alcuni dirigenti del ministero della Salute (più nello specifico, alcuni dirigenti della direzione generale di prevenzione e dell’ufficio di gabinetto). A farsi portavoce delle richieste dell’Unione, Erich Grimaldi, suo presidente, che ha illustrato ai dirigenti in che cosa consista lo schema terapeutico applicato da alcuni medici, uno schema che si discosta dalle linee guida già approvate dal ministero. “Abbiamo spiegato ai dirigenti ministeriali quanto sia importante il lavoro svolto sul territorio dai nostri medici il nostro Consiglio Scientifico consegnerà al Ministero una relazione dettagliata entro le prossime 48 ore, e poi torneremo negli uffici ministeriali la prossima settimana, mi auguro per avviare finalmente la collaborazione tra il Dipartimento di Prevenzione e i medici del Comitato, fino ad oggi impedita senza una comprensibile ragione”, spiega Grimaldi, stando a quanto riportato da Askanews. In realtà, la comunità scientifica si è già espressa parzialmente sulle cure domiciliari alternative: alcune sono state ritenute inutili o addirittura dannose, altre sono in attesa di responso.

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La simpatia di Giorgia Meloni

MeteoWeek.com (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

A rinfiammare gli animi, sono arrivate anche le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che avrebbe parlato ai manifestanti sotto al ministero della Salute: “Avete dimostrato sul campo che, con una terapia domiciliare fatta bene, potete impedire che le persone finiscano in terapia intensiva. Non capisco perché ci sia da parte del ministero della Salute, invece che una disponibilità al confronto, semplicemente un blocco ideologico, perché non si vuol parlare del tema delle terapie domiciliari“. Poi ancora, la dichiarazione di vicinanza: “Sapete anche che siamo stati i primi a parlarne a maggio dello scorso anno e lo trovo scandaloso, perché purtroppo noi rischiamo di avere di nuovo lo stesso problema a settembre e ottobre. La campagna vaccinale non risolve da sola i problemi, se ci sono le cure domiciliare noi possiamo azzerare le ospedalizzazioni, da quello che mi insegnate. Poi non è così? Qualcuno me ne dia evidenza scientifica. Perché io sono stanca di limitazioni della libertà per le quali non si può neanche sapere quali siano le evidenze scientifiche di base”.

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Una storia di lunga data

In realtà, di cure domiciliari si parla da tempo, e si è già consumata una battaglia legale tra ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco e Comitato Cura Domiciliare Covid-10, conclusasi comunque con il ripristino della nota dell’Aifa nella quale si raccomandavano vigile attesa e trattamenti sintomatici. La nota  fu contestata dal Comitato, che vinse il primo round presso il TAR del Lazio, un round non risolutivo visto che il ministero ha poi ripristinato la nota impugnata. In merito alla vicenda, lo scorso 15 luglio il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha risposto in Commissione Sanità al Senato all’interrogazione di Francesco Zaffini (FdI), affermando: “Con la nota del 9 dicembre 2020, l’Aifa non ha limitato la possibilità di prescrivere determinati farmaci, pertanto, non ha inciso sulla libertà prescrittiva del medico curante. Le linee di indirizzo fornite ed oggetto dell’impugnativa, secondo l’Agenzia sono state erroneamente intese come una lista dei ‘farmaci da non usare’, piuttosto che come la definizione di condizioni per le quali le evidenze della letteratura scientifica consentono di stimare l’efficacia di un farmaco, raccomandandone o meno l’utilizzo. Infatti, quanto riportato nella nota è il risultato delle più attuali evidenze scientifiche e cliniche disponibili al momento della pubblicazione della stessa“.

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