A gennaio bisognerà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, finora si parla di Draghi. Vediamo cosa potrebbe accadere da qui al 2023
Il più importante pezzo del puzzle cadrà a gennaio, quando il mandato di Sergio Mattarella da Presidente della Repubblica sarà scaduto. Dopo saremo ufficialmente nell’anno della campagna elettorale che ci porterà alle elezioni del 2023 per il rinnovo del Parlamento, prima di questi però ci sono ancora le amministrative di autunno con importanti città coinvolte come Roma, Milano e Torino a cui si aggiunge la votazione per la Presidenza della regione Calabria.
Lo status quo iniziato con la nomina di Mario Draghi a Presidente del Consiglio sta per terminare, i partiti stanno definendo strategie e nomi di chi dovrà concorrere. Sarà una vera rivoluzione con davanti l’importante sfida del Pnrr e di un Paese da rilanciare dopo la crisi economica scatenata dal Covid. Quali le prospettive politiche che possiamo immaginare per i prossimi mesi?
Dalle amministrative arriveranno probabilmente poche sorprese: il centrodestra sembra destinato a vincere a Roma e in Calabria, il centrosinistra manterrà la poltrona di sindaco di Milano con Beppe Sala, partita più incerta a Torino dove Paolo Damilano e Stefano Lo Russo si daranno battaglia. A pagare le spese di tutto ciò proprio il partito che aveva scosso lo status quo politico ponendosi come terzo polo, ovvero il Movimento 5 Stelle che perderebbe non solo le sindache Appendino e Raggi ma dimezzerebbe i voti nel suo consenso generale, perdendo anche buona parte dei parlamentari e consiglieri finora eletti.
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Per il successore di Mattarella invece sembra tutto pronto per far diventare proprio Mario Draghi il XIII Presidente della Repubblica. L’ex-presidente della Banca centrale europea fornirebbe una certa continuità per il percorso intrapreso dall’Italia nei confronti dell’UE e darebbe garanzie sulla buona riuscita del Pnrr. Ma potrebbe non essere così. In molti hanno invocato proprio Matterella per un secondo mandato, l’attuale PdR è molto apprezzato dai cittadini e gli stessi sondaggi lo dimostrano, ma lui ha dichiarato di non essere disponibile. Da mesi si fanno nomi legati a un passato troppo recente e vicino ai partiti come Walter Veltroni, Gianni Letta o Pier Ferdinando Casini.
Si parla dunque di una terza figura estranea alle attuali logiche politiche, magari una donna con un alto profilo istituzionale. Secondo questa prospettiva la candidata ideale sarebbe l’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, una elezione che sarebbe molto gradita a Draghi magari per continuare il suo lavoro di PdC, ultimare le riforme richieste dall’Europa e completare il Piano, concludendo così il suo mandato in modo naturale, ovvero il 2023.
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C’è poi una previsione che appare decisamente complessa ma non del tutto improbabile: Mario Draghi candidato in una coalizione che lo proponga come Presidente del Consiglio. Lega e Fratelli d’Italia appaiono sempre più simili e sono in una continua lotta per la supremazia nel centrodestra, mentre l’ego due leader, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, è sempre più spropositato. Questo li porterà inevitabilmente a uno scontro nel tentativo di accaparrarsi il loro elettorato di riferimento.
Invece Pd e M5S sono senza una guida che possa definitivamente sancirne l’alleanza a livello nazionale, con Enrico Letta e Giuseppe Conte indaffarati nel tentare di mettere assieme i pezzi dei rispettivi partiti allo sbando e in crollo di consensi. Draghi potrebbe essere un Presidente a loro gradito e permetterebbe di avere anche l’appoggio di Italia Viva, Forza Italia e dei vari partiti di centro e della sinistra.
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Una prospettiva interessante che rimescolerebbe le carte di gioco per il 2023, quando al momento le cose sembrerebbero decise con il centrodestra composto da Lega, FdI e Forza Italia facile vincitore, ma che lascerebbe molto preoccupata l’Ue e l’Italia per via del loro populismo e dei perplimenti rapporti internazionali
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