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Politica

Riforma della Giustizia, M5s in fibrillazione ma si lavora alla mediazione

Inizia la settimana di fuoco per la riforma della Giustizia che dovrebbe approdare in Aula il prossimo 30 luglio. Sul dossier pesano le pressioni del M5s che non intende cedere sulle modifiche richieste, e pesa l’annuncio di Mario Draghi, intenzionato a tirare dritto alla Camera chiedendo la fiducia: è possibile apportare modifiche tecniche, ma non stravolgere l’impianto del testo, avrebbe ribadito il presidente del Consiglio. Tra Conte e Draghi, ad ogni modo, prosegue l’interlocuzione e dai retroscena si prospetta la speranza di un’intesa. 

MeteoWeek.com (Photo by Stephanie Keith/Getty Images)

Il testo della riforma della Giustizia dovrebbe approdare in Aula il 30 luglio, eppure sul dossier il governo sembra ancora in alto mare: oggi 26 luglio è in programma la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Giustizia di Montecitorio, che discuterà l’ordine dei lavori prima dell’approdo in Aula del testo di legge. Da sciogliere, oltre alle richieste del M5s, ci sarebbe anche la richiesta di Forza Italia di allargare il perimetro della riforma a tutti i reati contro la pubblica amministrazione. Una questione che si somma alla lunga trattativa che sta impegnando Giuseppe Conte e Mario Draghi per la ricerca di un’intesa, tanto che – stando alle indiscrezioni riportate dal Corriere – diverse forse di maggioranza starebbero facendo pressione per convincere FI a ritirare la proposta. La paura è che un’accettazione della proposta possa determinare un allungamento dei tempi, e dunque possa allontanare una sua approvazione entro l’estate. Eppure, Forza Italia tiene il punto.

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Riforma della Giustizia, il confronto Conte – Draghi

Allo stesso modo si cerca di tenere la barra dritta nel M5s, anche dopo l’annuncio di Draghi sulla fiducia alla Camera: all’inizio di luglio “c’è stato un testo approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri” – ha ricordato il premier – “e questo testo sarà un punto di partenza” a cui sarà possibile apportare miglioramenti di carattere tecnico, ma senza stravolgerne l’impianto. Insomma, lo scopo è trovare un testo condiviso, “la richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo“, ma c’è “tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma e siano condivisi”. Lanciato l’annuncio della fiducia alla Camera, i retroscena parlavano di una presunta intenzione del M5s di non votare la fiducia alla Camera in caso di mancato accordo, un’intenzione al momento smentita dall’ex premier.

Conte, che martedì e mercoledì prossimo terrà con un confronto con i deputati di alcune commissioni, fa sapere di star “lavorando per trovare una mediazione sulla giustizia. E’ vero, però, che il clima nel Movimento resta effervescente, tra chi evoca l’appoggio esterno, chi punta allo strappo di Conte e della delegazione ministeriale e chi invece alla mediazione. Una situazione esplosiva che però sembra ora rientrare: le ultime notizie parlerebbero di un’apertura al confronto, soprattutto in merito alla principale richiesta sollevata dal Movimento, quella sui reati di mafia. In breve, l’accordo dovrebbe essere vicino. Intanto dal M5s lasciano trapelare poco, ribadiscono che i lavori per la mediazione sono in corso e che, con ogni certezza, “respingeremo l’assalto del centrodestra sui reati contro la pubblica amministrazione”, riferiscono al Corriere.

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Il punto d’incontro

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La ministra della Giustizia Marta Cartabia avrebbe già precisato durante il Question Time al Senato: “Spesso si è detto in questi giorni che i processi per mafia e terrorismo andranno in fumo. Non è così: i procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità e per i reati più gravi si prevede in ogni caso una possibilità di proroga”. Eppure, le rassicurazioni della ministra non sembrano placare le richieste del M5s, che punta ad eliminare ogni forma di improcedibilità nei giudizi su reati di mafia e terrorismo. Su questo punto, la Repubblica riporta un’ipotesi di accordo che prevede la prescrizione bloccata dopo la sentenza di primo grado senza il rischio di estinzione del processo. Ma sarà necessario attendere per sapere se e come è stato trovato un accordo.

Le altre forze di maggioranza

Intanto un’apertura in merito arriverebbe anche da Pietro Grasso e da LeU, che riferisce di valutare di non votare la fiducia alla Camera in caso di mancato accordo. Sempre nel centrosinistra, nel frattempo, il segretario del Pd Enrico Letta si dice “fiducioso sul fatto che il voto alla fine sia un voto che troverà tutta la maggioranza unita. Limportante è che sia un voto che prima della pausa estiva approvi la riforma Cartabia in modo tale da dimostrare all’Europa, a tutti gli europei, che le risorse finanziarie che riceviamo, a condizione che facciamo le riforme, sono effettivamente collegate a un impegno riformatore a partire dalla giustizia“. Lancia la stoccata all’ex premier il capogruppo alla Camera di Forza Italia Roberto Occhiuto, che afferma: “Conte vuole essere leader della nuova fase grillina? Dimostri di essere all’altezza e si comporti di conseguenza. In caso contrario si rivelerà solo un ennesimo e inutile arruffapopolo“.

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Ironizza invece il leader di Italia viva Matteo Renzi: “I Cinquestelle sono il nuovo attack: dove si siedono si incollano. Oggi mi chiedevano se sono preoccupato che Conte tolga la fiducia al governo. Ma Di Maio quando mai si schioda?“. Taglia a corto anche il presidente di Italia viva Ettore Rosato sottolinea: “Non riescono proprio a rassegnarsi: l’epoca Bonafede è tramontata e non tornerà, non c’è nessuna mediazione sulla giustizia da trovare. La sintesi l’hanno già trovata il presidente Draghi e la ministra Cartabia in Consiglio dei ministri e ci sono due distinte votazioni unanimi, a cui hanno partecipato anche i ministri grillini, a confermarlo: la prima sul contenuto, la seconda sulla richiesta di fiducia, proprio per difendere il testo del governo“. Insomma, al momento le dichiarazioni sembrano tante e spesso contrastanti. Di fronte a questa realtà, un fattore sembra evidente: ci sono segnali di distensione ma la trattativa è ancora in corso.

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