Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervistato ad Agorà Estate su Rai 3 lancia l’allarme sulle manifestazioni anti-Green Pass di questi giorni: “Non è il momento di pensare che si possa cercare di far finta che il problema non esista, temo sia un ottimo veicolo per la diffusione del virus“.
E’ Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, a lanciare l’allarme sulle manifestazioni anti-Green Pass che hanno avuto luogo in questi giorni in tutta Italia: “Non è il momento di pensare che si possa cercare di far finta che il problema non esista, temo sia un ottimo veicolo per la diffusione del virus“, commenta l’esperto ospite di Agorà Estate su RaiTre. Ovviamente, l’auspicio è sempre che “i ricoveri in ospedale non aumentino“, ma “comincio a temere di sì“: le immagini e i numeri delle manifestazioni potrebbero facilmente spazzare via ogni augurio. Poi Galli ribadisce: “Detto molto chiaramente, allo stato attuale dei fatti si infettano soprattutto i non vaccinati, anche una buona fetta dei vaccinati si può infettare. Tra i non vaccinati è facile che si possa sviluppare se sono di una certa età. La malattia come l’abbiamo conosciuta porta anche in rianimazione o peggio. Sto parlando soprattutto, ma non esclusivamente dei non vaccinati: chi è immunizzato fa un malattia lieve”.
Insomma, detto altrimenti: a pesare sui ricoveri potrebbero essere non solo i numeri, ma il target della manifestazione, a grande partecipazione no-vax. Poi ancora: “Ci sono Regioni dove è c’è una percentuale importante di over 65 non vaccinata, ricordiamoci che questo vaccino non copre completamente dall’infezione e dalla variante Delta ma copre però il ricovero in ospedale, la rianimazione e il cimitero nella stragrande maggioranza dei casi. Poi ci sono anche persone che non rispondono al vaccino e su questi stiamo facendo troppo poco“.
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Un punto sul quale Galli era tornato anche qualche giorno fa, in un’intervista all’HuffPost in cui ribadiva: con i vaccini riusciamo ad abbattere le ospedalizzazioni e ridurre il rischio contagio, per questo bisogna accelerare. Sulla completa eliminazione della diffusione del virus, però, va fatto un discorso a parte: “L’attuale vaccinazione argina in maniera efficace la malattia grave e il rischio di decesso, ma non riesce a fare lo stesso nei confronti della possibilità di infettarsi con le nuove varianti del Covid. Noi stiamo immunizzando molto ma con vaccini che, seppur eccezionali, sono stati impostati su un virus che circolava nel 2020”. Per Galli, “il discorso è simile alla logica alla base del paradosso di Zenone su Achille e la Tartaruga: se il concorrente più veloce parte dopo il concorrente più lento nella corsa, quest’ultimo non viene mai raggiunto dal più veloce perché l’inseguitore dovrebbe prima raggiungere il luogo da cui quello che fugge è partito, e intanto il più lento sarebbe sempre un po’ più avanti”.
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Ma queste preoccupazioni non devono indurre a vaccinare di meno, ma a vaccinare di più, più velocemente, e in tutte le parti del mondo: “Ci sono zone del mondo, soprattutto i Paesi più poveri, dove le vaccinazioni proseguono a rilento e il virus circola. E, come sappiamo, più il virus circola più muta. In caso di aree molto popolose si può assistere all’emergere di varianti ad alta trasmissibilità, proprio come accaduto in India con la variante Delta. Per questo il futuro di sviluppo di nuove varianti, più o meno contagiose e/o virulente, è un’incognita”. Ad ogni modo, per riassumere, Galli ribadisce: “Anche se il contenimento delle varianti è una scommessa che non so se riusciremo a vincere con gli attuali vaccini, in chi è immunizzato abbiamo il 95% di protezione nei confronti dei ricoveri e dei decessi. Dal mio osservatorio personale, al momento non ho memoria di alcun paziente vaccinato andato incontro a decesso”. Così, anche Galli ribadisce: la vaccinazione è un’arma che va usata al più presto, non fosse altro per evitare morti e ricoveri.
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