Il Green Pass è solo l’ultimo esempio: nel centrodestra è guerra fredda

In periodo di riforme, gestione dell’emergenza Covid e della campagna vaccinale, tra le diverse contese giornaliere e settimanali, resta un dubbio latente che attraversa tutte le forze politiche: quanto è forte la spaccatura interna venutasi a creare con il governo Draghi? La domanda riguarda anche e soprattutto la coalizione di centrodestra, spesso divisa su diverse questioni fondamentali (l’ultima è il Green Pass). Eppure Silvio Berlusconi continua a sognare il partito unico. Si tratta di un desiderio personale irrealizzabile o di una realtà concreta?

meloni salvini berlusconi
MeteoWeek.com – foto da Wikipedia.org

E’ un periodo di forza del governo ma un periodo di profonda crisi della politica: così si potrebbe riassumere l’atmosfera che sta avvolgendo l’esecutivo Draghi, il quale snocciola questione dopo questione, tagliando a corto le polemiche, risultando efficiente sui mercati, sul Recovery e sulla campagna vaccinale. Ma cosa si lascia dietro tutta questa efficienza permessa da quella che già in prima battuta era stata definita “pax draghiana”? La salute della politica italiana. Certo, va precisato che non è di certo Draghi la causa di questo stato confusionale delle forze politiche, così come non fu Matteo Renzi a incrinare la coesione interna di Pd, M5s e Lega creando le condizioni per l’esecutivo dell’ex banchiere.

I due sono solo detonatori di fratture che esistevano già, e che rimanevano incollate con fatica. Ora aumenta il collante, tutti si dicono moderati, liberali, europeisti, tanto che chi – nella percezione comune – non lo era, si sforza di dire: io in realtà sono più liberale di tutti gli altri, più moderato degli altri, perciò mi oppongo. Basti guardare le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini su aperture, Green Pass, vaccini, Ue, Ddl Zan. Ma forse aumenta il collante di facciata perché aumentano le fratture. Anche e soprattutto nel centrodestra.

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La guerra fredda del centrodestra

Le tensioni, le diverse vedute su società, politica ed economia sono di lunga data, e segnano una netta linea di demarcazione tra un partito di tradizione liberale e moderato come Forza Italia e partiti di tradizione sovranista come Lega e FdI. Nel mezzo, la svolta moderata di Matteo Salvini, architettata alla bell’e meglio per entrare all’interno della maggioranza di sostegno del governo Draghi, un travestimento che a correnti alterne lascia interdetti sia FI che FdI. Nel mezzo, anche la crescita del partito di Giorgia Meloni nei sondaggi, che sfida la Lega e spinge Salvini ad incrementare le ambiguità: sì, sono d’accordo, ma potremmo farlo meglio (e quel “meglio” è di solito la stessa proposta avanzata da Meloni dai banchi dell’opposizione). Così, nel centrodestra si consuma una battaglia fredda che vede da un lato Lega e FdI realmente alleati ma concorrenti, e dall’altro FI e Lega alleati in maggioranza ma spesso in disaccordo da un punto di vista politico. L’ultima battaglia tacita si è consumata su Green Pass e vaccinazioni.

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Il Green Pass della discordia

renato brunetta
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Su questo punto i toni all’interno del centrodestra non si sono alzati eccessivamente: i partiti dell’alleanza sono ormai così abituati a doversi scontrare e mediare su ogni punto, che questa mancanza di armonia non rappresenta neanche più un problema. Ciò non toglie che, tassello dopo tassello, le fratture si sommano. Matteo Salvini, scettico nei confronti del Green Pass e della vaccinazione ai giovani, non ha trovato spalla nel partito di Silvio Berlusconi. Gelmini, Carfagna e Brunetta si sono subito spesi, in prima battuta, a favore del Green Pass. Ora sono le parole di Brunetta ad Adnkronos a sottolineare la distanza con le posizioni del leader della Lega: “Salvini non dovrebbe neanche prendersela. Peraltro, da quando come governo abbiamo annunciato il Green pass – anche questo approvato all’unanimità – si sono moltiplicate le prenotazioni per le vaccinazioni. E anche Matteo mi pare abbia fatto la prima dose“.

Poi Brunetta ricorda la posizione di Forza Italia a favore “dell’obbligo vaccinale per gli insegnanti, ad esempio, che io estenderei per legge ad altri: a chi fa front office nella pubblica amministrazione e a chi lavora nei servizi pubblici”. E a scanso di equivoci, ribadisce che forse un problema di unità c’è stato: “Quando si è acceso il dibattito sull’unione di Fi e Lega, ho scritto un appunto a Berlusconi e Salvini, invocando preliminarmente il coordinamento del centrodestra di governo. Se ci fosse stato, non avremmo avuto questa divisione sui vaccini. Quanto al partito unico, servono valori convergenti. Che ora non vedo. Ma non dispero“.

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Partito unico: sogno di Berlusconi o ipotesi concreta?

silvio berlusconi
MeteoWeek.com (Photo by Giorgio Cosulich/Getty Images)

Eppure, proprio a proposito di partito unico, Berlusconi non sembra mollare il sogno di un grande rassemblement di destra, in stile Partito Repubblicano statunitense. I motivi – ricorda Adnkronos – sarebbero tanti e trapelano da varie indiscrezioni. Innanzitutto, per Berlusconi non si tratterebbe di un’annessione ma di una fusione in grado di evitare l’impaccio di trovare un erede di Forza Italia, partito nato con il Cavaliere e che, con ogni probabilità, rischia di morire con lui. Inoltre, in un contesto di questo tipo Forza Italia potrebbe avere più influenza all’interno di un partito unico che all’interno di una federazione, di cui sarebbe “socio di minoranza”.

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E poi, c’è il sogno personale di lunga data: creare un partito unico è sempre stato un obiettivo da raggiungere per Berlusconi, come ricordato dal deputato di FI Sestino Giacomoni a Adnkronos: ”Nel ’96 il presidente Berlusconi venne al centro studi di Forza Italia diretto da Paolo Del Debbio, in via del Corso a Roma, per fare un’analisi politica del voto. Io ero un giovane volontario che si occupava del Dipartimento economia e lavoro e Sandro Bondi del Dipartimento della Cultura. In quell’occasione ci disse che l’unico modo per poter sconfiggere la sinistra che si era unita con l’Ulivo per sostenere Prodi era quello di realizzare un grande partito liberal conservatore sul modello del partito repubblicano americano. Questo era il suo sogno, che ancora oggi coltiva, perché è l’unico modo per superare l’alleanza Pd-Cinque stelle”. Eppure, non tutti all’interno di Forza Italia sono d’accordo, e lo dimostrano le parole di Renato Brunetta già riportate. Altri, meglio di Berlusconi, vedono quanto sia difficile una fusione a freddo tra partiti – perdono per il gioco di parole – in guerra fredda. Tanto che sorge un dubbio che il progetto di Berlusconi sia in realtà un sogno personale, una distorsione forzata della realtà.

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