L’ex consigliere del Csm rinviato a giudizio a Perugia, con l’accusa di corruzione per i suoi rapporti con l’imprenditore Centofanti
L’ex consigliere Csm Luca Palamara andrà a processo per tutti i capi di imputazione che gli sono contestati dalla procura di Perugia. L’accusa è di corruzione per i suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, che ha invece patteggiato un anno e 6 mesi di prigione.
Assolto dal gup di Perugia (con rito abbreviato) l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, accusato di rilevazione e uso di segreto d’ufficio nell’ambito di uno dei filoni di indagine in cui è coinvolto Palamara. Otre a Palamara, andrà a processo, per concorso in corruzione per un atto d’ufficio, Adele Attisani, ritenuta «istigatrice» dei presunti comportamenti illeciti di Palamara. Il processo, per entrambi avrà inizio il 15 novembre 2021 a Perugia.
L’ex magistrato è indagato per i fatti contestati dal 2013 al 2018, accusato di aver ricevuto presunte utilità, per sé e per Attisani, per «l’esercizio delle sue funzioni e poteri». Da un capo di imputazione, emerge che consentì a Centofanti, di «partecipare a incontri pubblici e riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali nei quali si pianificavano nomine e incarichi direttivi. Permettendo in tal modo a Centofanti, di accrescere il suo ruolo di “lobbista”».
Secondo l’accusa, le presunte utilità (pagamento viaggi, soggiorni, cene ecc.), vennero date a Palamara anche per «la disponibilità di accogliere richieste di Centofanti finalizzate a influenzare o determinare anche tramite i rapporti con altri consiglieri del Csm o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare del predetto organo».
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«L’udienza preliminare è un passaggio stretto e obbligato. Sono certo che l’udienza pubblica servirà a far emergere la verità e la mia innocenza», ha commentato Palamara dopo il rinvio a giudizio. «Le prove documentali dei pagamenti fatti sono insuperabili. Continuerò sempre a battermi per una giustizia giusta», ha chiosato l’ex magistrato.