Bus precipitato, parla la sorella dell’autista deceduto:«Emanuele e il lavoro a Capri. A volte dormiva nel deposito»

Amelia Melillo, sorella dell’autista Emanuele, morto nel bus precipitato: «Era bello come il sole, generoso. Ora aiuteremo i suoi figli»

Amelia Melillo, il loro papà e il fratello Emanuele, morto precipitando in un dirupo col minibus-Meteoweek.com

È attesa per oggi l’autopsia sulla salma di Emanuele Melillo, 33 anni, morto giovedì scorso precipitando in un dirupo col bus che guidava. La sorella Amelia parla di quanto accaduto al fratello in un’intervista al Corriere della SeraÈ stato mio zio ad avvertirmi. Lavora anche lui a Capri, alla funicolare, ed è stato fra i primi ad accorrere sul luogo della tragedia. Ha chiamato me sul cellulare per dirmi che mio fratello era coinvolto in un brutto incidente. Io l’ho richiamato in continuazione, ma lui non aveva il coraggio di dirmi che non c’era più niente da fare. Poi, alle mie insistenze, mi ha detto di farmi coraggio. Per tutti».

Amelia parla anche della compagna di Emanuele, Rosaria, incinta di 3 mesi e del bimbo che aspetta dal fratello. «La sosterremo in ogni modo. Questa casa è la loro casa. Lui vivrà in questo bimbo, lei è di tre mesi e non sappiamo ancora se è un maschietto o una femminuccia, che consideriamo come l’eredità che ci ha lasciato». Emanuele aveva già una figlia, Zaira, 11 anni. «Noi abbiamo avvisato subito la sua mamma che sceglierà come dirle che il papà non c’è più, magari con il supporto di uno psicologo. Zaira va tutelata: se per noi quello che è successo è drammatico, immaginiamo per una bambina».

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Di Emanuele racconta:«Era bello come il sole, generoso, con un sorriso che illuminava tutto. Era un uomo ricco di slanci di generosità, pronto ad impegnarsi come volontario per la Croce Rossa e per i più deboli. Andava e veniva da Capri tutti i giorni. Estate e inverno su e giù e, quando il tempo non permetteva la partenza delle navi, lui restava a dormire sull’isola in un sacco a pelo in un deposito dei bus. Si dedicava al lavoro senza risparmio ed è capitato che la società fosse in ritardo con i pagamenti e lui lavorasse gratis, senza lamentarsi».

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Ora Amelia e gli altri familiari chiedono che venga fatta luce sul suo decesso. «Era in perfetta forma, il ritratto della salute, stava benissimo. Aspettiamo i risultati dell’autopsia perché vogliamo capire cosa é successo e perché. Tante volte ci siamo ritrovati a leggere su un giornale di una famiglia che perde un figlio, ma questo dolore atroce vissuto non è spiegabile. E almeno vogliamo sapere il motivo di tutto questo. Siamo rimasti senza il sorriso, la bontà, la positività di un ragazzo amato e rispettato da tutti. Il suo motto era: chi siamo noi per giudicare, solo Dio può farlo. E noi seguiremo la sua parola e il suo esempio», chiosa.

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