Femminicidio, cade l’aggravante dello stalking: “Vittime più vulnerabili”

Femminicidio, lo stalking non è più un’aggravante: la decisione della Cassazione in merito a un delitto commesso nel 2016. Il caso è emblematico: “Depotenziata la legge che protegge le vittime più vulnerabili”.

stalking e femminicidio (foto di repertorio) – meteoweek.com

Nel 2009 (con la legge numero 38) venne introdotto il reato di stalking, fatto che permise di aggiungere ai casi di omicidio una specifica e relativa aggravante. Un’introduzione, questa, che permette(va) all’accusato di essere condannato per tutti e due i reati (omicidio e stalking, appunto) con un aumento della pena fino all’ergastolo. Emblematico, però, quanto discusso un paio di giorni fa: giovedì 15 luglio, infatti, le Sezioni unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che l’omicidio, in quanto reato complesso, assorbe anche tutto il resto (e quindi anche gli atti persecutori), facendo sì che chi uccide paga soltanto per il delitto e non per quanto perpetrato prima.

Il caso: l’omicidio di Anna Lucia Coviello

La scelta della Corte di Cassazione deve essere motivata, ma in merito si è espressa la procura generale nel corso della requisitoria. “La conseguenza di un sistema di interpretazione che dovesse riconoscere l’assorbimento dello stalking nel successivo omicidio della stessa vittima rischiano di depotenziare un sistema di tutela delle vittima più vulnerabili, in massima parte le donne in situazione di particolare debolezza, che faticosamente si è fatto strada nel nostro ordinamento soltanto negli ultimi lustri. Dalla libertà sessuale a quella di relazione, sino al diritto dell’intangibilità fisica”, ha spiegato il sostituto Luigi Birritteri.

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Il caso discusso nella requisitoria riguarda l’omicidio avvenuto a Sperlonga (Latina) in quel giugno del 2016, e per il quale una dipendente delle Poste, Anna Lucia Coviello, è stata uccisa da una sua collega, in un parcheggio, dopo essere stata stalkizzata per mesi. L’imputata è Arianna Magistri, che in rito abbreviato era stata condannata per entrambi i reati a 16 anni di reclusione. Dopo un rinvio della Cassazione, a Magistri erano stati poi disposti 15 anni e 4 mesi, fino a quando – il 15 luglio – le Sezioni unite hanno ridotto la pena stabilendo. Lo stalking è stato dunque assorbito dall’omicidio, e la sentenza definitiva è di 14 anni e 4 mesi di carcere.

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Il caso relativo della morte di Anna Lucia Coviello diventa quindi emblematico. Sebbene anche l’omicidio aggravato possa provocare la pena dell’ergastolo, senza l’aggravante di stalking è sufficiente la concessione di un’attenuante per far sì che l’accusato riesca a scontare una pena più leggera. Un brutto colpo, questo, che lascia indifese tantissime donne – e demoralizza i famigliari e gli affetti delle vittime che chiedono giustizia.

Valeria Girardi

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