Green Pass, per Carfagna “è lo strumento più adatto”. Ma c’è chi non è d’accordo

Sul Green Pass il governo dovrà cercare una mediazione tra le diverse posizioni in campo, dall’apertura di Mara Carfagna e di parte di FI al temporeggiamento di Matteo Salvini. Il governo sulla questione appare ancora spaccato, sarà in grado di trovare una mediazione?

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MeteoWeek.com (Photo by Franco Origlia/Getty Images)

Se il presidente francese Emmanuel Macron ha aperto la strada sul Green Pass, il governo italiano dovrà decidere che direzione darle. In questi giorni, e probabilmente anche nei giorni successivi, si discute molto dell’estensione dell’obbligo di Green Pass anche all’interno dei confini nazionali, a partire dai luoghi con maggiore rischio di affollamento (treni, aerei, stadi, concerti, convegni, banchetti e così via). Ora è il momento delle dichiarazioni che precedono l’effettiva ricerca di una mediazione in cabina di regia, prevista per la prossima settimana. E a questa altezza delle trattative, governo e maggioranza sembrano presentare posizioni contrastanti. Per questo sarà necessario un attento lavoro di mediazione per raggiungere quella che Maria Stella Gelmini ha definito “la via italiana all’uso allargato del Green Pass“.

La ministra degli Affari regionali a Bruxelles avrebbe anche aggiunto che “è normale avere sensibilità differenti, ma sono fiduciosa che anche su questo tema, come ha detto il presidente (delle Conferenza delle Regioni) Fedriga, si troverà una soluzione unitaria“. Andrà fatto per forza, “se non vogliamo tornare a dover chiudere il paese non possiamo perdere tempo e non possiamo accontentarci dei risultati buoni che abbiamo raggiunto. Dobbiamo fare uno scatto in avanti“, aggiunge Gelmini. La forma di questa via italiana, però, è ancora tutta da definire.

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Green Pass, Carfagna: “E’ lo strumento più adatto”

D’accordo con la posizione di Gelmini, oltre a Renato Brunetta, anche la ministra per il Sud Mara Carfagna, che in un’intervista a la Repubblica dice di considerare il Green Pass “lo strumento più adatto ai tempi eccezionali che stiamo vivendo. È l’opposto di una camicia di forza: nasce a tutela dei cittadini e delle imprese per liberare tutte quelle attività che la pandemia ha vietato o limitato, e per ripristinare l’esercizio dei diritti in sicurezza“. Per Carfagna non si tratta di dittatura sanitaria, perché “il dittatore è il virus, non chi lavora per contrastarlo. È il virus che ci ha chiuso in casa per oltre un anno, ci ha impedito la socialità, ha impoverito milioni di famiglie”.

La ministra per il Sud concorda con Gelmini anche sulla necessità di trovare “una via italiana”, senza riproporre in maniera identica le misure introdotte in Francia. E qui si apre lo spiraglio della mediazione, che è anche quella più probabile: “Io starei attenta a replicare schemi importati dall’estero. Penso che da noi sia difficile utilizzarlo per trasporti pubblici, bar e ristoranti, dove fra l’altro le misure a tutela della salute pubblica sono sempre state rispettate. Mentre sarebbe opportuno per grandi eventi, viaggi aerei o discoteche, dove il pericolo di assembramento è alto”.

Una posizione, quella del sì, simile è quella assunta da Matteo Renzi, che anzi rilancia parlando di un vero e proprio obbligo vaccinale per settori maggiormente esposti al pubblico (come sanità e scuola): “D’accordo con Macron, chi è vaccinato entra dove gli pare e chi non lo è deve avere delle regole diverse. Su sanità e scuola, quindi per infermieri, medici e insegnanti, dico che se fai quel lavoro ti devi vaccinare, perché voglio mandare i miei figli in una scuola dove il vaccino c’è. Se non lo vuoi fare, stai a casa e non prendi lo stipendio“.

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Sileri: “No al Green Pass alla francese con contagi bassi”

pierpaolo sileri
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Più cauta, invece, la posizione del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che si allinea alla posizione assunta dall’intero Movimento affermando il “no al green pass alla francese ora che i contagi sono ancora bassi, è da valutare in prospettiva per i grandi eventi se le ospedalizzazioni aumenteranno”. Secondo Sileri, però, è “giusto usare il green pass per stadi e discoteche, per i ristoranti direi di no a meno che non si arrivi a 30mila casi al giorno“. Una posizione che rispecchia quanto sostenuto da un post Facebook sulla pagina del Movimento 5 Stelle: “Ci sono luoghi con grandi afflussi di persone dagli stadi ai concerti fino alle discoteche, che devono aprire e per queste attività riteniamo certamente utile l’introduzione di un Green Pass per arginare la circolazione di varianti più contagiose del virus. Una misura che però non può prescindere dalla gratuità dei tamponi per le persone che, per vari motivi (patologie pregresse, fragilità, ecc…), non possono vaccinarsi. Diverso il discorso per attività come bar o ristoranti: in questo momento introdurre il Green Pass per accedervi significherebbe solamente limitare una ripresa così faticosa, dopo mesi di sacrifici. Come sempre, quindi, adeguatezza e proporzionalità sono i criteri che ci muovono”.

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Meloni: “La coercizione non è la via”

Un no secco, invece, viene ribadito dalla leader di FdI Giorgia Meloni, che su Facebook scrive: “La Germania dice no al Green Pass come requisito per partecipare alla vita sociale: la coercizione non è la via per guadagnare la fiducia dei cittadini. Secondo la stampa nostrana, chiunque provi ad opporsi ad una stretta così illiberale e pericolosa, è automaticamente un ‘novax’. Quindi, secondo certi giornalisti, anche Angela Merkel è una ‘novax’? Non se ne può più di questo approccio ideologico che continua a estremizzare il dibattito tentando di mettere le persone le une contro le altre“.

Prende tempo, infine, Matteo Salvini, come sempre stretto nella morsa tra la radicalità di Giorgia Meloni e la moderazione di Forza Italia. Ancora una volta, in mezzo ai due fronti, il leader della Lega opta per prendere tempo: “Ne parleremo se e quando ce ne sarà la necessità. Adesso chiediamo attenzione, rispetto delle regole però non possiamo terrorizzare la gente prima del tempo. Quindi se ce ne sarà la necessità vedremo se investire in sicurezza. Noi vogliamo garantire un’estate in salute e al lavoro. Fortunatamente la situazione è positiva, il piano vaccinale corre. Abbiamo archiviato i ritardi di Conte e Arcuri e grazie a Draghi e Figliuolo tutti quelli che vogliono mettersi in sicurezza possono farlo”. In vista di tutto questo, è probabile che si lavorerà alla misura per applicarla gradualmente, nel momento più opportuno, a partire dai luoghi a grande rischio affollamento. Per il resto, si vedrà.

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