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Politica

Green Pass, il modello francese non piace a tutti: chi è d’accordo e chi no

Inizia a farsi avanti, nel governo, l’ipotesi di adottare il modello Macron sul Green Pass anche in Italia, estendendo il certificato anche per ristoranti, treni e aerei. Ma sulla questione emergono posizioni contrastanti. Quali?

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La scelta di Macron di estendere il requisito del Green Pass anche a diversi luoghi aperti al pubblico sembra gradita a parte dell’esecutivo Draghi, che a breve – con ogni probabilità – valuterà l’ipotesi di adottare una misura simile anche in Italia. Il problema è che il dibattito che si scatenerà a breve sul “modello francese” si prospetta complesso, vista la varietà di posizioni già espressa da diversi esponenti della maggioranza. Per questo, l’uso allargato del Green Pass – già in uso per matrimoni, Rsa, stadi –  “sarà oggetto di discussione e valutazione nei prossimi giorni”, dicono fonti dell’esecutivo all’Ansa. Al tavolo si confronteranno da un lato coloro che la ritengono una misura indispensabile (come Speranza o Gelmini), dall’altro coloro che la ritengono inaccettabile (come Salvini).

Intanto, ad aprire le danze, sarebbe stata anche una dichiarazione del commissario straordinario all’emergenza Figliuolo, che si è già detto favorevole all’adozione del modello francese: “Concordo con Macron sul fatto che la vaccinazione è una delle chiavi per il ritorno alla normalità. Per convincere gli ultimi irriducibili utilizzare il green pass per questo tipo di eventi potrebbe essere una buona soluzione. Potrebbe essere anche una spinta per la vaccinazione“, aveva spiegato lunedì al Tg2 Post su RaiDue. Ma cosa ne pensano gli esponenti politici?

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Green Pass, chi dice sì

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Anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri si dice d’accordo, gettando uno sguardo soprattutto alle riaperture: “Dovremmo farlo anche in Italia, non chieda a me perché ancora non siamo partiti, io a Speranza l’ho detto tante volte. Pensiamo alle discoteche: se concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green pass, vedrà che avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi“. La posizione favorevole, comunque, attraversa un po’ tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra. Così, tra i sostenitori dell’ipotesi, c’è anche la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, che a margine di un incontro al Parlamento Ue a Bruxelles afferma: “In Italia abbiamo raggiunto un risultato molto importante, stiamo confermando le 500mila vaccinazioni ogni giorno, anzi le abbiamo tendenzialmente superate e questo è un fatto positivo. Però sicuramente la variante Delta ci preoccupa e quindi credo che si debba trovare una via italiana all’utilizzo ampio del Green pass”.

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Un netto sì arriva anche dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: “Sono favorevole all’estensione dell’uso del Green Pass per il ritorno alla normalità di tutte le attività, e in particolare per garantire le esigenze di socializzazione nella scuola, sui luoghi di lavoro e nelle occasioni ludiche e di svago. Non si possono invocare riaperture indiscriminate senza un richiamo alla responsabilità individuale che riverbera sulla salute collettiva”. Anche buona parte del Pd sembra favorevole all’ipotesi, stando a quanto riportato da fonti del Nazareno, e da Alessia Morani e l’ex ministra Paola De Micheli.

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Chi invita alla cautela e chi dice no

MeteoWeek.com (Photo by Andreas Gebert/Getty Images)

Più moderata, invece, la posizione del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che dice un sì a mezza bocca: “Per quanto riguarda l’obbligatorietà del Green pass, un conto è se parliamo di discoteche o stadi ma per i ristoranti e i bar è eccessivo anche perché si introdurrebbe un elemento economico: pensiamo alla famiglia che va a mangiare una pizza e li costringiamo a pagarsi il tampone. Io credo che su questo sarei cauto“. Poi il sottosegretario avrebbe ricordato: “Lo abbiamo già introdotto per i matrimoni, eventi all’aperto, allo stadio, dove ci sono grandi numeri, ma pensare di renderlo obbligatorio per la ristorazione è prematuro poi se un ristoratore liberamente fa entrare solo i clienti vaccinati con il green pass è un altro discorso. Veicoliamo il messaggio che è importante vaccinarsi e noi siamo più avanti rispetto alla Francia. Abbiamo vaccinato – conclude – il 43% della popolazione e loro al 36%“.

Così, pian piano, ci si avvicina alle posizioni del no secco. La leader di FdI Giorgia Meloni ha parlato di decisione “raggelante” di Macron e di “follia anticostituzionale”. Una linea ribadita, anche se con toni più concilianti, anche da Matteo Salvini: “Se ci sono eventi affollati, come lo stadio, ci può essere una richiesta di controllo sacrosanta. Non siamo per gli estremismi, quello francese però non è un modello perché chiedere il green pass per andare a prendere un caffè o a prendere l’autobus è fuori discussione”.

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I governatori

Una posizione che però spacca anche i governatori e rappresentanti locali. In prima linea a favore dell’estensione del Green Pass troviamo il governatore della Liguria Giovanni Toti e l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, per il quale “sarebbe utile che il Governo decidesse in che maniera vada utilizzato il certificato verde, possibilmente con la vaccinazione completa, prima di adottare misure restrittive“. Il presidente campano, Vincenzo De Luca, sottolinea: “Il Green pass l’abbiamo fatto quattro mesi fa. La nostra carta di vaccinazione la rilasciamo dopo la seconda dose“. Attilio Fontana, presidente della Lombardia, invece, dopo una prima apertura ha precisato: “Io non ho detto che si debba incentivare il green pass. Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene. Tutto lì“. Una formula che rende bene l’idea della confusione del dibattito in questo stadio.

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