La decisione annunciata dal presidente francese Emmanuel Macron sul Green Pass ha suscitato reazioni anche in Italia, tra sostenitori e contrari. Ora il governo Draghi probabilmente cercherà di mediare tra le diverse posizioni per garantire riaperture in sicurezza, anche in vista dell’aumento dei contagi. Ecco le ipotesi in campo.
La decisione presa dal presidente francese Emmanuel Macron piace anche a buona parte del governo Draghi, per questo è plausibile che a breve si parlerà di Green Pass in maniera più dettagliata e concreta anche in Italia. Ma cosa sta accadendo in Francia? Macron lunedì sera ha annunciato nuove restrizioni ai movimenti relative soprattutto alle persone non vaccinate o, più genericamente, in assenza di Green Pass. Da mercoledì 21 luglio, infatti, l’ingresso in luoghi pubblici e privati (tra questi, anche bar, ristoranti, centri commerciali e musei) sarà riservato esclusivamente alle persone in possesso del “certificato Covid-19”.
Lo scopo della misura, oltre a quello ufficiale del rallentamento immediato dei contagi, è chiaro: spingere più persone possibile a vaccinarsi perché “più ci vacciniamo e meno spazio lasciamo al virus“, ha detto Macron. Ebbene, la strategia sembra funzionare: nelle ore successive al discorso di Macron circa 925mila persone hanno prenotato un appuntamento per vaccinarsi. Anche per questo la misura è piaciuta a parte dell’esecutivo in Italia, che ora dovrà ragionare sull’opportunità di introdurre anche nella penisola un provvedimento simile.
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Il provvedimento piace anche in virtù della diffusione della variante Delta e dell’aumento di nuovi casi: attualmente confortano i dati sulle terapie intensive e reparti ospedalieri, ancora vuoti, ma preoccupa un rapido peggioramento della situazione nel corso delle prossime settimane. Nonostante l’intenzione di rivedere i parametri delle zone di rischio attribuendo maggior peso al numero dei ricoveri, il rischio di tornare in fascia gialla o arancione tra due, tre settimane, resta palpabile. Per questo il governo potrebbe valutare di richiedere il Green Pass anche per entrare innanzitutto nei luoghi a maggiore rischio assembramento (stadi, palestre, convegni, treni e aerei, discoteche). Una linea che sembra prevalente all’interno del governo, e che non esclude di richiedere il Green Pass anche per i ristoranti al chiuso. Sulla questione, però, al momento si hanno solo indiscrezioni o dichiarazioni ufficiali, il reale confronto all’interno del governo deve ancora dare frutti più stabili. Intanto una cosa è certa: sarà un argomento prioritario nell’agenda di governo.
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A quel punto sarà il presidente del Consiglio Draghi, dopo un confronto con il Cts, a dover mediare tra chi la ritiene una misura indispensabile per ripartire in sicurezza (come il ministro della Salute Speranza e la ministra degli Affari Regionali Mariastella Gelmini), e chi invece crede che si tratti di una misura inaccettabile (come Matteo Salvini). Una mediazione potrebbe essere quella proposta da Gelmini: evitare restrizioni e sanzioni pesanti, ma renderlo comunque indispensabile per accedere ai luoghi che consentono “una vita normale”. Almeno nei luoghi maggiormente sovraffollati, estendendo l’obbligo ora in vigore per stadi e concerti anche a palestre e piscine. Anche su bar e ristoranti sarà necessaria una mediazione, che potrebbe riguardare la richiesta del Green Pass solo nei locali al chiuso o di capienza più estesa. Sulla questione, però, manca ancora un confronto aperto. E – stando alle dichiarazioni fornite dai rappresentanti delle diverse forse politiche – il lavoro da fare per trovare un accordo potrebbe essere intenso.
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