Ddl Zan al Senato, si evita la sospensione per un solo voto. Cosa vuol dire?

Si restringe sempre più il margine di “salvataggio” del Ddl Zan in Senato: se martedì le questioni pregiudiziali sono state respinte grazie a 12 voti contrari, ieri la sospensione proposta da FI e Lega è stata scongiurata solo grazie a un voto (136 voti contrari, 135 favorevoli). Un’altra vittoria per il Ddl Zan, dunque, che resta in Senato. Ma ormai appare lampante un’evidenza: si tratta di vittorie effimere, tra l’altro agevolate dal voto palese, i voti per farlo passare così com’è non ci sono. 

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I voti per far passare il Ddl Zan ci sono, dicevano i dem, basta che “ognuno faccia la sua parte“. Lo sguardo dell’ammonizione era rivolto verso Italia viva. Il partito ha proposto delle modifiche al testo che ora, molto probabilmente, si trasformeranno in emendamenti. I renziani avrebbero anche promesso, nei giorni scorsi, di votare a favore del testo anche qualora gli emendamenti proposti non dovessero passare, ma hanno aggiunto: il testo così com’è non passerà, non ci sono i numeri, soprattutto in caso di votazione a scrutinio segreto. Effettivamente, il pronostico sembra realistico.

Già la votazione di martedì sulle questioni pregiudiziali aveva mostrato un consenso risicato: le pregiudiziali sono state respinte per 12 voti. Ieri, un’altra vittoria stiracchiata per il Ddl Zan, che resta in aula ma con un consenso ancor più risicato: la sospensione proposta da FI e Lega è stata respinta per 136 voti, contro i 135 voti favorevoli. La discussione generale si farà, ma per un solo voto di scarto. A pesare sul computo, sono soprattutto le assenze ingiustificate di tre leghisti e quattro azzurri, che portano a 15 assenti totali nel centrodestra (tutti i senatori di FdI sono stati presenti). In tutto, comunque, sono state 12 le assenze ingiustificate (di cui fanno parte anche 5 pentastellati).

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Ddl Zan e richiesta di sospensione, numeri alla mano

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All’interno di questo quadro, dunque, emerge l’irritazione di FdI per le defezioni ingiustificate degli alleati di governo, ma emergono anche altri spaccati politici inattesi. Innanzitutto, la fedeltà dei 13 renziani che hanno votato contro la sospensione, allineandosi con le posizioni di Pd e M5s. I restanti 4 renziani risultano invece assenti giustificati. Insomma, anche con l’appoggio di buona parte di Italia viva, il testo rischiava di esser sospeso, nonostante il voto palese. Un’altra considerazione utile riguarda il M5s. Erano 14, in tutto, gli assenti pentastellati, tra giustificati e ingiustificati. Tra di loro, contiani importanti come Vito Crimi e Paola Taverna, che lasciano qualche ombra anche in virtù del silenzio dell’ex premier sul Ddl Zan. Infine, un ultimo dato di incertezza sarebbe fornito dal Gruppo Misto, che si è rivelato più frammentato del previsto: il gruppo conta 46 senatori più due senatori a vita, e 14 di loro hanno votato a favore della sospensione (7 ex M5s e 7 ex FI), mentre 23 sono risultati contrari (15 ex M5s, 5 LeU, 1 Maie, 1 +Europa, 1 ex Pd). Il gruppo delle Autonomie ha invece registrato 2 favorevoli e 4 contrari.

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Si mette male

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Insomma, non solo il fronte dei favorevoli al testo di legge proposto non cresce, ma registra anche un’oscillazione sempre più preoccupante. Tutto questo senza contare i voti che il Ddl Zan perderebbe sugli emendamenti, e soprattutto sugli emendamenti che Italia viva intende presentare. Per questo tra i dem sale la preoccupazione e – stando alle indiscrezioni riportate dal Corriere – crescono le pressioni su un Letta inflessibile per evitare lo scontro aperto. Alcuni sono già consapevoli che sarà necessario valutare gli emendamenti proposti, caso per caso, per trovare un terreno comune. D’altronde, sarà inevitabile in assenza di un fronte realmente unito che faccia passare la legge così com’è.

Italia viva, per parte sua, insiste: “I numeri sono a rischio al Senato, serve quindi un grande accordo perché a scrutinio segreto questa legge non passa. Il voto di oggi dimostra chiaramente che o si cambia rotta o il ddl Zan va a fondo. Se Pd e M5s continuano ad arroccarsi saranno responsabili di questo fallimento“, ripete Matteo Renzi. Un monito arriva anche da Matteo Salvini, che sentenzia: “Se Letta e il Pd insistono a non voler ascoltare, dialogare e trovare una soluzione, la legge è morta. Approviamo subito tutti insieme delle norme che puniscono chi offende e fa violenza. Togliamo dal testo quello che divide: i bambini, il gender. Lo abbiamo visto già oggi in Aula, immaginatevi cosa succede al primo emendamento”.

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Tutto da vedere

Ma dal Pd Franco Mirabelli ribadisce: “In questo momento non ci sono le condizioni per un accordo, le proposte del centrodestra sono totalmente irricevibili“. Molto, allora, dipenderà dalla qualità e dalle intenzioni degli emendamenti, da presentare entro martedì 20 alle 12: un conto sarà ragionare sui termini per trovare un punto di incontro, un conto sarà discutere per affossare definitivamente la legge, proponendone una versione totalmente snaturata. Possiamo già immaginare da che parte starà la Lega, firmataria del manifesto Ue insieme a Viktor Orban e origine dell’ostruzionismo in Commissione Giustizia. Ma come si comporterà Italia viva? Alzerà la posta rispetto a quanto annunciato? Riuscirà a trascinare sul campo del sincero dialogo anche il centrodestra, o sarà lei a farsi strumento di ostruzionismo?

Alice De Gregoriis

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