Italia campione: “merito dell’Effetto Draghi”. La realtà supera la fantasia

La vittoria all’Europeo sarebbe merito di Draghi per avere “preparato il terreno”. Dipinto del giornalismo al massimo del servile

A proposito di servilismo dei giornalisti italiani verso il potere questa volta ci siamo ampiamente superati. La vetta è talmente alta da accreditare meriti per la vittoria dell’Europeo a Mario Draghi, “Super Mario” per Mario Ajello, autore del pezzo apparso su Il Messaggero, secondo il quale il premier avrebbe facilitato i giocatori “creando un contesto internazionale favorevole all’Italia, presentandola ovunque nei consessi europei e mondiali come un Paese serio e credibile“. Insomma i meriti delle parate di Donnarumma, dei tackle di Chiellini, dei passaggi precisi di Jorginho e dei dribbling di Chiesa sono dovuti anche alle capacità del Presidente del Consiglio.

“Italia campione, effetto Draghi: calcio, tennis e musica così il nostro Paese è tornato protagonista” il titolo del pezzo apparso sul quotidiano romano, che definisce “Effetto Draghi” questa abilità magica: “Lui ha preparato il terreno, Roberto Mancini e i suoi ragazzi lo hanno calpestato da campioni e il gioco è fatto“. Il premier ha le mani d’oro secondo Ajello, è stato capace anche di favorire l’ingresso nella finale di Wimbledon di Berrettini e, udite udite, addirittura la vittoria dei Maneskin all’Eurovision. Ma cosa non sa fare il nostro Marione nazionale?

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Il Premier diventa un elemento fondamentale per la vittoria non solo sportiva, ma economica e addirittura umana del Paese. Un talismano capace di valicare l’umana condizione e indirizzare la sorte. Ovviamente ce n’è anche per Mattarella: “Si è sempre parlato dell’Effetto C – cioè della fortuna come ingrediente della politica, dello sport e della vita – ma stavolta c’è da considerare l’Effetto D come Draghi che anche Mattarella molto gentilmente riconosce al premier e lo estende a tutti: «Io come portafortuna?», dice il Capo dello Stato all’equipaggio dell’aereo presidenziale che lo ha riportato da Londra a Roma nella notte. E si risponde: «No, la fortuna l’abbiamo portata tutti». Compreso Draghi.” Ma Ajello riesce a superarsi, portando Draghi in trionfo: “L’Effetto D non va ridotto a qualcosa che ha a che fare con la sorte. È da collegare invece alla professionalità con cui si allestisce la buona immagine di un Paese come precondizione per farlo vincere non solo sul prato di Wembley ma in tutti i campi. A questo punto quasi stupisce a che l’immagine di copertina dell’articolo non sia quella del Premier con indosso una maglia da Superman e una corona da santo.

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Mario Draghi tiene la coppa degli Europei durante il ricevimento dei giocatori al Quirinale

Forse nemmeno in tempo di regime un quotidiano di questo livello sarebbe stato capace di un pezzo tanto adulatorio da risultare imbarazzante. E’ vero che nel Pnrr c’è una sezione dedicata al finanziamento dell’attività sportiva e la riqualificazione delle strutture, e verrebbe da dire finalmente. Il settore economico dello sport ammonta a circa il 3% del Prodotto Interno Lordo, le linee di investimento in infrastrutture sportive nelle scuole è di 300 milioni e la creazione di impianti sportivi e parchi attrezzati di circa 700 milioni. Ma, a parte che siamo solo all’inizio del Piano, immaginare che Bonucci si sia trovato davanti a Pickford al momento giusto perché Draghi gli hapreparato il terreno sembra proprio una boiata.

Questo non può che riproporre un problema antico nel nostro Paese quanto la sua fondazione: i giornalisti non vedono l’ora di assecondare il potere. Quasi fanno a gara a chi riesce a scrivere l’articolo più adulatorio, a fare la domanda più comoda, a porre il tema più gradito, dimenticando la proprio missione di ricerca della verità, liberi da condizionamenti. Manca totalmente la rottura della contiguità, in compenso vince l’ossequismo nei confronti del potere, l’esatto contrario di quel concetto di “Quarto potere” che dovrebbe caratterizzare il lavoro del giornalista.

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Noi giornalisti ci accompagniamo molto bene ai partiti di questa fase politica. Mai visti tanti esponenti schierati in difesa del governo come in questa fase né tanti giornalisti pronti ad abbracciare ogni tesi di ministri e Capo del Governo, così come tanti post e tanti titoli di quotidiani importanti fare marchette sfacciate.

Ma tornando alla vittoria dell’Italia all’Europeo, mi piacerebbe tanto che un collega chiedesse a Roberto Mancini e ai ragazzi in maglia azzurra cosa ne pensano dei fattori messi in campo dal Presidente del Consiglio che gli hanno dato quella spinta in più che gli ha permesso di compiere questa straordinaria impresa nei quaranta giorni che li hanno portati alla vittoria di Wembley.

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