Decreto Sostegni bis, il governo ha posto la fiducia alla Camera

Il governo ha posto la fiducia alla Camera sul decreto Sostegni bis: il decreto si trova in prima lettura nell’Aula e i tempi diventano sempre più risicati. Il testo deve essere approvato in via definitiva anche al Senato entro il prossimo 24 luglio.

mario draghi sostegni bis
MeteoWeek.com (da Getty Images)

Il tempi per l’approvazione del decreto Sostegni bis diventano sempre più risicati, e il governo ha deciso di premere sull’acceleratore ponendo la fiducia alla Camera sull’approvazione del decreto. Nella giornata di ieri un caso di positività tra i deputati ha comportato un ritardo di quasi due ore nel passaggio dalla Commissione all’Aula. A rallentare l’iter, anche il rinvio in commissione Bilancio per alcune correzioni sulle coperture. La richiesta sarebbe stata avanzata al termine della discussione generale in Aula dal relatore M5s Giuseppe Buompane, che avrebbe sottolineato la presenza di una nota proveniente dalla Ragioneria generale dello Stato per “per correzioni in ordine ad alcune coperture”. “Questo provvedimento è molto complesso e ha richiesto un lavoro di verifica“, avrebbe poi aggiunto.

Alla fine, ad ogni modo, il testo è approdato alla Camera (dove si trova in prima lettura). Visti i tempi stretti, il governo ha optato per l’opzione più rapida, anche se la più invasiva: blindare il testo con la fiducia. Le dichiarazioni di voto sulla fiducia inizieranno domattina dalle 9.40 e la chiama inizierà per le 11.20: il voto dunque sarà intorno all’ora di pranzo. Il testo deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento – passando anche per il Senato – entro il prossimo 24 luglio. Per questo non si esclude il ricorso alla fiducia anche in Senato. La questione, soprattutto in occasione del rinvio in Commissione per i vari aggiustamenti, ha suscitato già i primi mal di pancia: “Si sta per mettere una fiducia e quindi ancora una volta il Parlamento è coartato e questa ne è una prova ulteriore, anche di poca serietà“, avrebbe commentato il deputato di FdI Riccardo Zucconi. Eppure, fonti parlamentari di maggioranza riportate dall’Agi fanno sapere: “Sarà inevitabile porre la fiducia anche a palazzo Madama, altrimenti non convertiamo il decreto“.

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L’importanza del decreto

Non convertire questo tipo di decreto potrebbe comportare rallentamenti significativi sugli aiuti economici alle imprese per la crisi da coronavirus. Il governo Draghi, infatti, nel decreto da convertire in legge ha stanziato 15,4 miliardi in contributi a fondo perduto. Tra le novità, il testo prevede la proroga al blocco dei licenziamenti per il settore tessile, della moda e delle calzature fino al prossimo 31 ottobre. Tutti gli altri, invece, hanno ottenuto il via libera al licenziamento (misura sulla quale si continua a ragionare anche in vista del licenziamento di massa annunciato da GKN).

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A questo si aggiungono i contributi a fondo perduto per le aziende con un fatturato fino a 15 milioni, insieme a nuovi indennizzi per le attività più colpite da chiusure. Seguono poi le varie proroghe, dal bonus vacanze esteso ai pacchetti turistici, all’ecobonus auto prorogato fino alla fine di quest’anno. A proposito della rottamazione delle cartelle e il saldo e stralcio a rate, i pagamenti relativi all’anno 2020 vanno effettuati in quattro rate di pari importo (tra il 31 luglio, fine agosto, fine settembre e fine ottobre), mentre quelli del 2021 saranno dovuti entro la fine di novembre. Insomma, il tempo scorre, e ora scorre anche per il Parlamento, che dovrà trasformare questo pacchetto di misure in legge ordinaria necessariamente entro il 24 luglio.

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