Oggi il Ddl Zan entra in Senato, a distanza di otto mesi dal voto alla Camera. La Lega potrebbe chiedere il rinvio in Commissione Giustizia, si oppongono Pd, LeU e M5s. Italia viva, intanto, ribadisce le sue intenzioni: se l’iter dovesse proseguire, presenterà emendamenti per cambiare il Ddl che, stando ai renziani, sotto questa forma non passerà mai. Insomma, oggi inizia una lunga guerra di logoramento.
Per Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’interno di Italia viva, l’approdo del Ddl Zan in Senato “sarà il Vietnam”. Effettivamente, quella che si profila all’orizzonte è – per esser più specifici – una vera e propria guerra di logoramento. Senza intese in maggioranza, il rischio è di vedere il testo rispedito in Commissione Giustizia. In Commissione Giustizia alle 15 si tenterà il tutto e per tutto con un’ultima mediazione con il presidente leghista Andrea Ostellari, il quale cercherà di trovare un ultimo accordo in extremis. Qualora non ci fosse un accordo, Ostellari potrebbe presentare la richiesta del rinvio in Commissione alla presidente del Senato Casellati, per definire gli aspetti divisivi del testo e blindarlo. Ma si oppongono al rinvio in Commissione Pd, LeU e M5s. Sulla questione saranno dirimenti i voti delle Autonomie e di Italia viva, che intanto ha annunciato la presentazione degli emendamenti per modificare il Ddl Zan, molto probabilmente sulla base delle proposte avanzate nei giorni scorsi (che ricalcano la proposta di legge Scalfarotto del 2018).
Dovrebbe seguire, poi, la vera e propria discussione in Aula alle 16:30, ma non si esclude che possa saltare, qualora il fronte del rinvio in Commissione dovesse vincere. Per questo si stringono le fila pronte a fermare il testo in Senato, uno scudo politico a cui si aggiunge anche Italia viva attraverso le parole di Matteo Renzi ad Agorà estate su Rai 3: “Sono contrario a che si ritorni in Commissione. Dico alla Lega di non fare passi indietro e dico a certa sinistra di non rincorrere le bandierine“. Insomma, restiamo in Aula e presentiamo emendamenti, sembra dire Renzi: “Siamo a un passo dal risultato. Farò un appello al buon senso“.
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A quel punto, se il tentativo di Ostellari dovesse non andare a buon fine, il Senato potrebbe assistere realmente all’inizio della discussione generale sul Ddl Zan, a partire dalle 16:30. In prima istanza, però, sarà necessario discutere e votare le pregiudiziali di costituzionalità. Se queste ultime verranno respinte, seguirà la conferenza dei capigruppo che avrà il compito di fissare i tempi della legge, oltre ai tempi per la presentazione degli emendamenti. Anche in questo caso, riemerge lo spettro dell’allargamento dei tempi che – in un contesto di lotta – si traduce in logoramento: mercoledì è previsto il voto sulla Rai, e successivamente i lavori in Aula si concentreranno sul decreto Sostegni bis (in scadenza il 24 luglio) e sul rinvio del decreto reclutamenti P.a. alla Camera. Insomma, il rischio è che il tanto discusso Ddl Zan approdi in Senato, dopo tanto tempo, in un periodo di forte attività parlamentare che – abitualmente – precede la pausa estiva. Per questo l’ipotesi più accreditata è che si vada a settembre: dopo l’avvio della discussione del disegno di legge, infatti, si prevedono almeno tre settimane di dibattito, che a loro volta dovranno confrontarsi con gli altri dossier sopraelencati. Un’ipotesi che potrebbe risultare gradita anche nella gestione dei cosiddetti “franchi tiratori”, ovvero di coloro che potrebbero sfruttare lo scrutinio segreto per votare in maniera diversa da quanto annunciato.
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Prima della prova prevista per domani 14 luglio, sarà oggi necessario affrontare la questione di costituzionalità. La questione dovrebbe essere respinta: Italia viva ha già votato il testo alla Camera, sarebbe strano dichiarare incostituzionale un testo che lei stessa ha già votato in un’Aula. Sulla votazione delle pregiudiziali di costituzionalità, inoltre, è possibile fare affidamento agli schieramenti dispiegatisi in occasione della proposta del centrodestra del rinvio di un’altra settimana, una richiesta presentata in occasione della calendarizzazione votata martedì scorso. Dopo aver fissato l’approdo per martedì 13 luglio, il centrodestra aveva chiesto il rinvio di un’altra settimana. La proposta è stata votata da 134 senatori (Fi, Lega e Fdi) e respinta da 145. E’ probabile, dunque, che oggi si assisterà a uno schieramento simile a quanto visto durante quella votazione.
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Ma non è detto che sia lo schieramento definitivo: il voto sulle pregiudiziali è a scrutinio palese, mentre quello sulla effettiva proposta di legge potrebbe essere a scrutinio segreto. Per questo prosegue la conta tra i parlamentari, per questo è ormai chiaro che il margine che divide il fronte dei senatori contrari da quello favorevole è di 11 voti circa. Per questo risulta cruciale la posizione di Italia viva e la presenza o meno di franchi tiratori all’interno del Pd. Soprattutto in vista del prossimo appuntamento. Dopo le pregiudiziali e la discussione generale, le votazioni sul Ddl Zan dovrebbero avere inizio mercoledì pomeriggio col voto sugli articoli. A quel punto sarà cruciale comprendere se e in che modo convergeranno i voti di Italia viva con quelli del centrodestra. La loro unione è fondamentale per decretare la modifica del disegno di legge. Il terreno di gioco è rappresentato, con ogni evidenza, dagli emendamenti proposti da Italia viva: se il centrodestra decidesse di votarli, i suoi 134 voti si sommerebbero ai 17 di Iv, e raggiungerebbero la maggioranza dell’Aula. Tutto questo senza contare i voti dei già citati franchi tiratori (circa 6-7 nel Pd, 5-6 nel M5s, stando alle indiscrezioni).
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