Proseguono le indagini sulla scomparsa della ginecologa. La protesta di 70 ostetriche:«La commissione non ci ha ancora sentite»
La Procura ha esaminato il telefono di Sara Pedri, ginecologa 31enne scomparsa da Trento dal 4 marzo 2021, e che, secondo i suoi familiari, avrebbe subìto pressioni psicologiche a lavoro. Il telefono della donna era stato rinvenuto nella sua auto parcheggiata tra Cis e Cles, nei pressi del ponte sul torrente Noce. Un’area tristemente conosciuta per i suicidi e qui si stanno concentrando principalmente le ricerche, per ora senza successo.
Una delle mail che Sara Pedri avrebbe scritto al suo responsabile per informarlo della sua intenzione di lasciare l’incarico di dirigente medico di ginecologia e ostetricia all’ospedale Santa Chiara, cominciava con «Sovrano illuminato». Gli ispettori hanno acquisito turni e timbrature di tutto lo staff dell’unità operativa, la lettera di dimissioni di Sara e le comunicazioni di servizio che la 31enne mandava a colleghi e responsabili di reparto. «Qualsiasi sia la conclusione a cui arriveranno gli ispettori, non si può far finta che quel brutto 4 marzo 2021 non ci sia stato», ha detto Nicodemo Gentile, legale della famglia di Sara Pedri.
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Da quanto hanno riferito alcune ex dipendenti del reparto in questione, la vita lavorativa lì non era semplice, con presunte pressioni e umiliazioni. In una lettera scritta da Sara, rinvenuta dai carabinieri nella sua abitazione, la donna scriveva:«L’esperienza a Trento doveva essere formativa ma purtroppo ha generato in me un profondo stato d’ansia a causa della quale sono completamente bloccata. I risultati ottenuti sono solo terrore. Sono stata addirittura chiamata a colloquio perché ho perso troppo peso».
Il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, Pier Paolo Benetollo, resta, al momento in carica, come comunicato dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti. Benetollo aveva rimesso verbalmente in mano alla Giunta provinciale il proprio incarico in quanto aveva riconfermato Saverio Tateo, primario del reparto in cui Sara Pedri prestava servizio.
Nel frattempo, 70 ostetriche della sala parto e del reparto ostetricia dell’ospedale Santa Chiara aspettano di essere sentite in merito alla vicenda Sara Pedri e al clima di terrore, intimidazioni e pressioni che si sarebbe instaurato in reparto negli anni.
«Ebbene, a noi risulta che a oggi la Commissione interna dell’Apsp, presieduta dal dottor Ferro, non abbia ancora convocato queste professioniste», dicono Luigi Diaspro e Marco Cont, della Funzione Pubblica Cgil Trentino.
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