Scontro scienza-politica: il ministro dell’Istruzione vuole gli studenti in presenza a settembre, ma il Cts avverte sui rischi.
Politica e scienza tornano a scontrarsi sulle misure da adottare nei prossimi mesi per tornare il prima possibile alla normalità. Da una parte c’è il governo, che sente la pressione dei cittadini e che sa di dover concentrare buona parte delle sue attenzioni alla questione scuola. Dopo quasi due anni scolastici in DaD (didattica a distanza), gli studenti avvertono la necessità di tornare in aula e chiedono con forza di avere certezze per settembre. Dall’altra parte invece c’è il Comitato tecnico scientifico (Cts) che, a prescindere dalle volontà politiche e da cosa idealmente si vorrebbe fare, analizza i dati e fa emergere una realtà scomoda: la diffusione della variante Delta continuerà a far vivere gli alunni in un limbo. Solo chi è in una zona a rischio moderato o basso potrà andare a scuola. Gli altri proseguiranno con le lezioni virtuali.
Durante la riunione del Cts dello scorso 25 giugno, infatti, il Comitato ha preannunciato le linee guida per il Piano scuola del prossimo anno scolastico. Vista l’incertezza dello scenario epidemiologico, infatti, è necessario individuare già da ora le misure di massima da applicare per gli istituti scolastici a seconda che si trovino in zona bianca, gialla, arancione o rossa. Questo significa, appunto, che “le misure da applicare per l’inizio dell’anno scolastico 2021-22 dovrebbero essere le stesse previste all’inizio del precedente anno scolastico”, come hanno spiegato gli esperti.
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Il freno tirato dagli scienziati è stato condiviso dal generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, che ha sollevato un altro aspetto cruciale per il rientro in classe degli studenti. Vale a dire le oltre 200 mila persone che lavorano nell’ambito della scuola e che non si sono ancora vaccinate. È necessario, ora, “convincere i 215 mila insegnanti e operatori scolastici che mancano a vaccinarsi per tornare a scuola in sicurezza”, ha detto Figliuolo in una dichiarazione alla stampa durante la visita a Roma all’hub vaccinale di Acea, azienda di acqua ed elettricità della capitale. Il rischio, in caso contrario, è che le lezioni in presenza continuino a essere a singhiozzo come lo sono state nell’ultimo anno.
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Il personale scolastico vaccinato allenterebbe sicuramente la preoccupazione, ma anche gli studenti dovrebbero farsi inoculare il siero il prima possibile. Così, se tutti fossero regolarmente immunizzati, le lezioni in presenza non sarebbero più in pericolo. Il problema è che non è ancora chiaro se nei mesi di luglio e agosto arriveranno abbastanza dosi per vaccinare chi si è già prenotato. Fa emergere il problema, ad esempio, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che annuncia che “le vaccinazioni dei bambini dai 12 ai 15 anni partiranno dopo Ferragosto. Quando avremo la garanzia che tutto ciò che è stato prenotato potrà essere rispettato ripartiranno le agende. E per avere questa conferma dobbiamo avere dati un po’ più certi dei vaccini che ci manderanno a luglio e ad agosto“.
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