Il virologo Menichetti sulla finale degli Europei 2020 di domenica: “Se fossi invitato non ci andrei. Speriamo che gli italiani si ispirino ai comportamenti di Mattarella”. Approvata l’apertura degli stadi con i maxischermi: “Per una notte non è così grave”.
Si svolgerà domenica allo Stadio di Wembley di Londra la finale degli Europei 2020 tra Italia e Inghilterra. Le autorità britanniche hanno deciso, in occasione degli ultimi eventi calcistici, di allentare le restrizioni anti-Covid, ampliando anche il numero di tifosi ammessi in tribuna. Decisioni, queste, che mettono a rischio la qustione contagi, e che rischiano di trasformare l’evento in un maxi diffusore. Dal canto suo, il ministro britannico per le Attività produttive Kwarteng ha recentemente rassicurato che il governo britannico ”sta gestendo i rischi”, e si è definito “fiducioso che non ci sarà un grande focolaio”.
Diverse, però, le opinioni degli esperti. A tal proposito, raggiunto dai giornalisti di Adnkronos Salute, il virologo Francesco Menichetti è stato diretto e conciso: “Io se mi invitassero non ci andrei, sarei molto tentato ma non ci andrei”.
Primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, il virologo Francesco Menichetti si è di recente espresso sulla finale degli Europei di calcio, che nello stadio di Londra vedrà tra il pubblico anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La questione, ovviamente, riguarda l’eventualità di un aumento di contagi da Covid in occasione dell’evento, e l’esperto si raccomanda con i tifosi italiani che voleranno all’estero per parteciparvi. “Di Mattarella mi fido lo vedo molto attento nei comportamenti. Speriamo che gli altri mille italiani che assisteranno alla partita si ispirino ai comportamenti del presidente”, ha infatti spiegato Menichetti.
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Mentre per quanto riguarda i tifosi che invece rimangono in Italia, per il virologo sarebbe “una buona idea quella di aprire gli stadi per far assistere alla partita, perché se a queste manifestazioni spontanee di piazza si dà un certo ordine e un certo respiro, all’interno di grosse strutture con i mega schermi, gestita bene può essere un’ottima idea”. Del resto, sottolinea l’esperto, “per una sola notte non è così grave”.
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Imprescindibile, però, la questione vaccini, soprattutto per quanto riguarda la fetta di tifoseria più giovane – e a maggior ragione se l’Italia dovesse vincere la finale. “Un motivo in più perché i giovani si vaccinino. Come ho già spiegato, il termine tifoso deriva dallo stato di confusione mentale che coinvolge il paziente con l’infezione da tifo, dunque è irrefrenabile. E se i ragazzi intendono dare buona prova di sé come tifosi e obnubilarsi anche la prossima domenica – conclude infine il virologo – si facciano almeno una dose di vaccino”.
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