L’arrivo dell’autunno potrebbe portare con sé una nuova ondata di Covid-19. La speranza è che la campagna di vaccinazione possa ostacolare un aumento della curva epidemiologica, ma al momento la percentuale di soggetti che non hanno ricevuto le dosi dei sieri è ancora alta. A lanciare l’allarme è stata la ricercatrice Vittoria Colizza, la quale ritiene che i segnali di una ricaduta siano già ben visibili.
La battaglia contro il Covid-19 non è ancora terminata. I dati registrati nelle scorse settimane in Italia sono stati ottimistici, ma con il graduale ritorno alla normalità si stanno già notando alcuni segnali di rialzo nella curva epidemiologica. Il timore è che in autunno una nuova ondata del virus possa abbattersi sul Paese. L’immunità di gregge, d’altronde, è ancora lontana. La percentuale di persone non vaccinate – anche tra i soggetti fragili – è infatti elevata. Altre restrizioni, andando avanti su questa strada, potrebbero essere dietro l’angolo. A parlare di cosa potrebbe accadere alla fine dell’estate, in un’intervista concessa al quotidiano La Repubblica, è stata Vittoria Colizza, ricercatrice di INSERM e specialista in modelli di malattie infettive.
Le previsioni di Colizza
“L’autunno che vivremo lo stiamo scrivendo oggi”. Così ha esordito Vittoria Colizza in merito alle previsioni sulla curva epidemiologica del Covid-19 al termine dell’estate. La ricercatrice, che lavora all’INSERM di Parigi, ha appena pubblicato un modello in merito. “Abbiamo elaborato un modello per la Francia, ma la copertura vaccinale è molto simile e la Delta diventerà dominante nei vari paesi europei più o meno contemporaneamente”, ha precisato. Alcune certezze, dunque, ci sono. “La variante Delta sarà predominante. I giovani resteranno una sacca suscettibile al contagio e un motore della circolazione virale. Se e quanto le persone fragili saranno colpite da una quarta ondata di cui già si vedono le avvisaglie, dipenderà dalla loro scelta di vaccinarsi. E di farlo oggi, non alla fine dell’estate”.
La campagna di vaccinazione in Italia e non solo stenta ancora a raggiungere l’apice. I risultati sono noti. Gli individui non vaccinati, infatti, ad oggi contribuiscono ai contagi dodici volte di più rispetto ai vaccinati. Gli over 60 – ritenuti la categoria fragile – non vaccinati, inoltre, rappresentano il 3% della popolazione generale, ma il 36% dei ricoveri. Il timore, dunque, è che le strutture sanitarie possano tornare a riempirsi. “Non so quali restrizioni ci aspettano. I modelli ci dicono che il numero di over 60 non vaccinati è ancora alto e difficilmente con i vaccini riusciremo entro settembre a limitare la circolazione fra i giovani. Le due categorie entreranno in contatto, è inevitabile. Gli ospedali rischieranno di ritrovarsi di nuovo sotto pressione. Già vediamo molti paesi fare passi indietro su mascherine o viaggi”.
E sulle situazioni negli altri Paesi: “La Francia sta raggiungendo un plateau. Qui l’esitazione è forte e le persone che si presentano per la prima dose sono in calo dai primi di giugno. È un fenomeno visto anche in Israele e Stati Uniti, dove sono stati introdotti degli incentivi. La Gran Bretagna è un po’ un caso a parte. Hanno una copertura vaccinale più alta, ma anche differente: in maggior parte con AstraZeneca. Vedere lo scostamento tra i contagi che aumentano rapidamente e i ricoveri che aumentano più lentamente è un segnale dell’efficacia dei vaccini. Vuol dire che l’impatto della pandemia sul sistema sanitario si sta riducendo”, ha precisato Vittoria Colizza.
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Il futuro della scuola
Un nodo importante in merito ai vaccini, inoltre, resta quello collegato alla scuola. “Avremo una quota piccola di adolescenti vaccinati. Per tenere sotto controllo i focolai serviranno screening con test periodici. Secondo i nostri studi, questa è la misura più efficace per bloccare in tempo le trasmissioni e ridurre i giorni di lezione persi. Non si tratta solo di un problema educativo, ma anche di salute mentale. Questi mesi di isolamento sono stati deleteri per la psiche di ragazzi e bambini. In Europa poi i vari paesi hanno agito in modo molto eterogeneo. Alcune nazioni l’anno scorso hanno chiuso le scuole per 10 settimane, altre per 40”.
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Al vaglio del Governo, in tal senso, c’è l’ipotesi di istituire l’obbligatorietà per insegnanti e studenti in vista del ritorno sui banchi. “Se ne discute anche in Francia, dove non c’è l’obbligo neanche per gli operatori sanitari. Un nocciolo duro di persone resterà sempre contrario ai vaccini, ma i sondaggi ci indicano che introdurre l’obbligo convincerebbe molti indecisi. Gli darebbe la percezione che si tratta di un gesto veramente importante e necessario”, ha concluso Vittoria Colizza. Al momento, tuttavia, l’idea appare di difficile attuazione.