Il volto di Dio non potremo mai “afferrarlo”, perché è quella verità che l’uomo cerca e quella bellezza che non finiremo mai di contemplare.
O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra. (Cf. Sal 47,10-11)
Ti chiamerai Israele, perché hai combattuto con Dio e hai vinto.
Dal libro della Gènesi
Gen 32,23-33
In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse.
Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.
Parola di Dio.
R. Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.
Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia. R.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole,
mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra. R.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,32-38
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Parola del Signore.
Nonostante Gesù si faccia presente nella nostra vita, tramite un fatto, una persona o anche un imprevisto, e nonostante possiamo aver fatto un incontro profondo con Dio, ci sentiamo spesso inquieti, e appunto “come pecore senza pastore”. Gesù ha compassione di questo nostro peregrinare verso una meta non definita e del nostro tumulto interiore, a volte anche muto e silenzioso, ma dolorosissimo perché senza via d’uscita apparente.
Così lancia un appello: che tutti possiamo aiutarci tra noi e aiutare Dio a lavorare nella messe del suo regno, un regno di autentica pace e di vera carità reciproca.
Si può cercare di costruire una pace senza Dio, ma sarà molto probabilmente una pace fittizia. Solo chi ama davvero può conoscerla e così fare, in qualche modo, esperienza di Dio. I cristiani non sono tutti dei santi, né chi non crede è necessariamente lontano dalla carità: basti pensare all’esempio del buon Samaritano.
Qui le parole stanno a zero: dai frutti si riconosce un albero e, dove non c’è ipocrisia o interesse, ma c’è carità autentica, lì c’è Dio. Un Dio il cui “volto” non potremo mai dire di averlo compreso o afferrato fino in fondo, un volto che è quella verità che l’uomo cerca e quella bellezza che non finiremo mai di contemplare.
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