L’Italia – come altri Paesi, tra cui anche il Regno Unito – sta tornando alla normalità, sebbene gli esperti temano che la diffusione della variante Delta possa causare una nuova ondata di Covid-19. Silvio Brusaferro, numero uno dell’Iss, in tal senso, chiede che le riaperture si basino su situazioni locali e che il sistema di monitoraggio della curva epidemiologica nei singoli luoghi venga rafforzato.
La variante Delta sta mettendo a rischio il ritorno alla normalità. La campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e l’arrivo dell’estate hanno messo un freno alla diffusione dei contagi, ma il timore è che in autunno possa manifestarsi una nuova ricaduta a causa della mutazione, che sembrerebbe stare diventando dominante in diversi paesi d’Europa. In particolare, il Regno Unito è quello maggiormente colpito. Nonostante il numero di contagi sia in aumento, Boris Johnson ha annunciato un netto allentamento delle misure di restrizione a partire dal 19 luglio. Una mossa che potrebbe causare danni non soltanto al Paese in sé, bensì anche agli altri. A parlarne, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, è stato Silvio Brusaferro, numero uno dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Brusaferro sulla variante Delta
“Credo che la valutazione debba essere fatta in base alla situazione epidemiologica locale, dunque bene per gli inglesi se possono riacquistare alcune libertà”. Così Silvio Brusaferro si è espresso in merito alla decisione del Regno Unito di tornare alla normalità, nonostante la variante Delta si stia diffondendo a macchia d’olio. L’Italia, da parte sua, sta cercando di difendersi dai pericoli che quest’ultima può comportare, sebbene anche qui le misure di restrizione siano state allentate. “Da noi l’obbligo dell’uso della mascherina all’aperto è stato allentato, ma anche in una fase di circolazione contenuta del virus come l’attuale resta fondamentale mantenere l’attenzione nelle situazioni a rischio, vale a dire quando ci ritroviamo nella folla o in situazioni che non consentono il distanziamento. Non bisogna stancarsi di ricordarlo”.
La variante Delta, ad ogni modo, potrebbe non essere l’unica a destare preoccupazione. “Stanno emergendo nuove varianti che come abbiamo visto sono capaci di conquistare il campo con grande rapidità“, ha sottolineato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). “Al momento non abbiamo evidenze sufficienti per affermare che dal punto di vista clinico la variante Delta sia meno aggressiva perché le infezioni si inseriscono in un contesto di popolazione vaccinata in percentuali elevate. Servono più dati per comprendere il reale impatto clinico del ceppo mutante”. L’unica arma a disposizione della popolazione, al momento, è il vaccino contro il Covid-19. “Sappiamo che se siamo immunizzati al completo con doppia dose, la protezione dalla variante è molto alta, specie per quanto riguarda effetti più gravi, ricovero e mortalità”.
Il sistema di monitoraggio
Silvio Brusaferro, inoltre, ha sottolineato la necessità di utilizzare un sistema di monitoraggio rigido, che riesca ad arginare il prima possibile la diffusione del Covid-19 in determinate aree del Paese. “Noi contiamo molto sul nostro sistema di monitoraggio, che copre tutte le Regioni e garantisce dati attendibili. È basato su due pilastri. Il sequenziamento quotidiano da parte delle Regioni su campioni casuali e categorie particolari, esempio persone che si infettano una seconda volta o contraggono l’infezione anche se vaccinate. Questi dati confluiscono nel bollettino quindicinale. L’altro pilastro sono le indagini flash su un campione rappresentativo della popolazione”.
Le mutazioni, in questo modo, possono essere tenute sotto controllo, come d’altronde è avvenuto fino ad oggi. “Nell’ultima fotografia la variante Delta risultava in crescita. È un sistema costruito per cercare le varianti ritenute preoccupanti e quelle che potenzialmente lo possono diventare. L’Italia sta ulteriormente rafforzando l’attività di sequenziamento”, ha ribadito il numero uno dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Un campanello d’allarme, tuttavia, arriva dai viaggi all’estero. “Le conseguenze dipendono da come ci comportiamo ogni giorno. Se partiamo vaccinati e osserviamo comportamenti prudenti possiamo sentirci più al sicuro. Dipende soltanto da noi. Un rischio potenziale c’è, se ci si addentra senza protezioni fra folle provenienti da altre Paesi”.
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Il vaccino
L’immunità di gregge, ad ogni modo, è ancora lontana. Soltanto attraverso essa la popolazione potrà sconfiggere il Covid-19. La campagna di vaccinazione, tuttavia, ha subito dei rallentamenti. “È importante in ogni fascia d’età avere completato il ciclo, ma soprattutto per i fragili sopra i 60 anni. Attualmente su 18 milioni di over 60, 11 milioni hanno ricevuto due dosi (63%) e l’83% almeno una dose. È molto importante che chi ancora non si è fatto vedere ai servizi vaccinali perda l’esitazione. L’auspicio è che l’incidenza dei casi possa scendere ancora, ma i dati al momento mostrano che la discesa si è fermata. La scommessa è mantenerci su numeri più bassi possibile che ci garantiscano di poter tracciare i casi positivi”.
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Soprattutto in vista dell’autunno e, dunque, del rientro a scuola, gli esperti non intendono correre rischi. “La la scommessa è vaccinare più possibile specie nell’ottica delle varianti che non possiamo escludere a priori possano diventare una minaccia molto seria. L’auspicio è che per settembre-ottobre si possa raggiungere una copertura vaccinale che funzioni come scudo”, ha concluso Silvio Brusaferro.