La vicenda delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, continua a svelare nuovi inquietanti dettagli. Secondo quanto dichiarato dal garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, in conferenza stampa: “Le foto e le immagini viste sono solo una parte, quelle più raccapriccianti ce le ha solo la Procura”.
Lamorgese: scene che non avrei voluto vedere
“Le immagini sul carcere di Santa Maria Capua Vetere non avrei mai voluto vederle“. Sono le parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervenuta a Trentola Ducenta (Caserta) per l’inaugurazione della mostra fotografica “Diego Armando Maradona, il riscatto sociale attraverso lo sport”. “Su questa vicenda – ha aggiunto il ministro – le indagini della magistratura faranno il proprio corso, però bisogna anche dire che non possiamo criminalizzare un intero corpo della Polizia Penitenziaria sulla base di alcune persone” ha concluso la responsabile del Viminale.
Non si tratta di un episodio isolato ma costante
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Con tutta probabilità la violenza nel carcere casertano non fu “un mero incidente di percorso”, ma “una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti”. A sottolinearlo è il gip Sergio Enea, nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale, lo scorso 28 giugno, ha disposto arresti in carcere, ai domiciliari, obblighi di dimora e provvedimenti di interdizione nei confronti di 52 persone, tra agenti della Polizia Penitenziaria, comandanti e funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria. Nella Parte III dell’ordinanza il giudice spiega che i provvedimenti erano necessari in quanto sussistenti “il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove”.
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La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel frattempo, ha presentato appello al Riesame contro la decisione del Gip di respingere alcune richieste di misure cautelari, come quella inflitta al provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché accusato di depistaggio e favoreggiamento, per il quale erano stati chiesti i domiciliari. Il rapporto tra agenti e carcerati, fatto di violenza, è “inaccettabile” in uno Stato di Diritto, evidenzia Enea, rimasto particolarmente colpito dalla “assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime”.