Il manifesto firmato dalla destra europea, e sottoscritto anche da Salvini e Meloni, fa discutere all’interno della maggioranza e, forse, anche nella Lega. Lo stesso Giorgetti avrebbe messo le mani avanti affermando: “Non ho letto l’appello Ue, se ne sta occupando Lorenzo Fontana“. Dall’altro lato dal Pd attaccano: Salvini non può stare con Orban e Draghi allo stesso tempo.
In questo periodo di ricomposizione delle forze partitiche capita di vedere di tutto, compreso un partito come la Lega che in Italia fa parte di una maggioranza fortemente europeista a guida Draghi, e in Ue sottoscrive la nascita dell’”Unione dei patrioti europei”, attraverso una dichiarazione della destra europea sull’avvenire dell’Ue. A firmare il manifesto, la promotrice dell’iniziativa Marine Le Pen, insieme a Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Viktor Orban, il polacco Jaroslaw Kaczynski, il leader spagnolo di Vox Santiago Abascal e altre dieci forze politiche europee. Lo scopo del documento sarebbe dettare una linea politica condivisa dal gruppo unico nascente al Parlamento europeo, una linea politica che non punti più all’uscita dall’Ue, ma a darle un indirizzo opposto “al percorso federalista che la allontana inesorabilmente dai popoli che sono il cuore vibrante della nostra civiltà”. Una posizione che, inevitabilmente, non può che avere degli effetti anche in Italia.
Il primo effetto è evidente nella presunta intesa raggiunta tra Forza Italia e Lega: la federazione, nei fatti, c’è già, ripetono dal Carroccio. I due partiti sarebbero allora in attesa di mettere a punto il regolamento della federazione, prendendo in considerazione anche l’ipotesi di uno speaker unico. Ma prima di giungere a questo stadio, sarà necessario trovare un’intesa sul piano europeo, dove gli schieramenti dei due partiti non possono essere più distanti. Il partito di Berlusconi ritiene naturale l’approdo dell’alleanza nel Ppe, e a sottolinearlo è stata la stessa ministra Mara Carfagna. Tutto questo mentre Matteo Salvini firma un manifesto firmato anche da Viktor Orban. Questa evidente contraddizione sembra lacerare anche la Lega dall’interno, nonostante il leader del Carroccio ripeta che nel partito persiste la massima unità.
A lasciare qualche dubbio in merito sono le parole del ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti: “Dico la verità, non ho fatto in tempo a leggere il manifesto. Se ne sta occupando Lorenzo Fontana, una persona che conosco e di cui mi fido”. Eppure dietro le quinte la mediazione persiste, e dopo una telefonata con il ministro Giorgetti, Salvini avrebbe ribadito di voler aprire un confronto con il Ppe: “In Europa l’obiettivo della Lega è quello di avere maggiore forza per incidere. Con il Manifesto siglato nei giorni scorsi possiamo uscire dall’isolamento e ambire ad essere il secondo gruppo per numero di parlamentari in Europa. Vogliamo dialogare con il Ppe per avere nelle istituzioni europee lo stesso schema che governa già in tanti Stati membri. Scontato il subbuglio creato tra i socialisti di tutta Europa che temono di perdere la loro influenza nelle istituzioni Ue. Noi lavoriamo per crescere e far prosperare l’Europa sulla base di valori comuni: questo è il faro che ci guida. È chiaro che questi obiettivi siano i medesimi per tutti i leghisti, Giorgetti compreso”. Insomma, Salvini cerca di mantenere il piede in due staffe, facendo convivere il nuovo fronte siglato anche da Orban e Marine Le Pen con un eventuale atteggiamento di dialogo nei confronti del Ppe.
Intanto il segretario del Pd Enrico Letta coglie la palla al balzo per sottolineare tutte le contraddizioni che una posizione di questo tipo abbraccerebbe. Un attacco condiviso anche dalle capogruppo Pd Malpezzi e Serracchiani: “Non si può stare con Draghi e Orban”. Letta nel frattempo sottolinea che mantenere i piedi in due staffe in questo modo è come tifare “Milan e Inter insieme“. Non si è fatta attendere la risposta dei leghisti: “Letta abbia la decenza di non parlare di alleanze, visto che pur di restare al potere il Pd si è alleato con chiunque”. Lo stesso Matteo Salvini avrebbe risposto alle parole del segretario Pd affermando: “Letta il documento che ho firmato per l’Europa non lo ha letto, non commento le sue provocazioni“. Insomma, avevamo calcolato che la creazione di un governo Draghi avrebbe scombussolato l’identità delle forze politiche che hanno deciso di entrare in maggioranza. Quello che non avevamo calcolato è che la destabilizzazione può venire anche da fuori, dall’Ue, laddove i partiti in crisi cercano di ritrovare quell’identità politica che in casa è stata – per forza di cose – oscurata.
Il Torino di mister Vanoli è partito molto bene in Serie A e, nonostante le…
Dai fasti degli anni '90 e dei primi 2000 sembra passata un'eternità. Ormai da più…
Quali sono le aziende che garantiscono il miglior servizio per la luce e il gas…
Anticipazioni sulle prossime puntate della soap di Rai Uno Il Paradiso delle Signore 9: crisi…
Quando si parla di detergere il viso sono molti a commettere errori banali che compromettono…
Le anticipazioni sulla puntata del 15 ottobre di Temptation Island rivelano diversi colpi di scena:…