Gloria Maria Ascia, una bambina di due anni, è morta nel settembre del 2013 prima di essere sottoposta ad una operazione per un trapianto di midollo osseo necessario per la cura di una grave anemia falciforme. Qualcosa andò storto al momento della preparazione. Il catetere, in base alle indagini, sarebbe stato messo in modo errato. I due medici e l’anestesista che si occuparono dell’intervento, a distanza di nove anni, sono stati condannati a due anni e due mesi di carcere.
I familiari di Gloria Maria Ascia hanno avuto giustizia a distanza di ben nove anni dalla morte della bambina di due anni. I fatti risalgono al settembre del 2013. La piccola, affetta da una grave anemia falciforme, era stata ricoverata al Policlinico di Tor Vergata – struttura sanitaria scelta dai genitori, originari di Caltanissetta – al fine di essere sottoposta ad un trapianto di midollo osseo. Il donatore sarebbe stato il fratellino di sette anni, compatibile al 100%. L’operazione avrebbe consentito alla paziente di condurre una vita normale. Qualcosa, tuttavia, andò storto all’ospedale della Capitale.
Il catetere venoso centrale utile a iniettare nel corpo della piccola Gloria Maria i farmaci indispensabili per prepararla al trapianto di midollo osseo, programmato nel mese di ottobre, come ha rivelato il pubblico ministero Pantaleo Polifemo nel corso del processo, infatti, fu posizionato in modo «scorretto». L’errore provocò una lesione di una vena, che in pochi secondi scaturì in una emorragia. Nessuno, tuttavia, se ne accorse. La complicazione si rivelò fatale per la bambina, che morì dopo due giorni di agonia. Per anni papà Antonino e mamma Rosaria hanno chiesto che venisse alla luce la verità. Soltanto adesso, tuttavia, i medici e l’anestesista che si occuparono dell’intervento.
Il Tribunale di Roma ha condannato a due anni e due mesi di carcere i due medici – Giorgio Onori e Nicola Bruno – e l’anestesista – Mario Dauri – che erano nell’entourage che si occupò delle cure di Gloria Maria Ascia un mese prima della data del trapianto di midollo osseo, nel settembre del 2013. Il reato contestato è di omicidio colposo. «L’intervento di posizionamento di un catetere venoso centrale, per una serie di ritardi diagnostici, ha causato alla bambina un arresto cardiocircolatorio per emotorace destro e emopericardio da lesione della vena cava superiore e del ventricolo destro», si legge negli atti del processo. La piccola, in base alla ricostruzione dei magistrati, si sarebbe potuta salvare nel caso in cui i medici si fossero prontamente accorti delle complicanze. Essi, nell’osservazione delle analisi e della lastra, non notarono l’emorragia, che era invece visibile.
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Antonino Ascia e sua moglie Rosaria, a distanza di quasi nove anni, hanno avuto giustizia. Nel corso del processo hanno assistito ad ogni udienza, senza mai mollare, assistiti dagli avvocati Gioacchino Marletta e Giorgio Altieri. “Mai in questi anni qualcuno ci è venuto a chiedere scusa”, hanno ribadito. L’entourage di legali dell’anestesista condannato, Mario Dauri, invece, continua a ribadire la sua innocenza. “Il mio assistito non c’entra niente, spero ci sia un giudice coraggioso in appello”, ha detto il difensore Gaetano Scalise.
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