Quattro arresti a Milano e a Trieste, nell’ambito di un’indagine che ha permesso di sgominare una banda clandestina nazi-fascista
Quattro italiani arrestati tra Milano e Trieste, dopo un’inchiesta che ha consentito di sgominare un’organizzazione nazi-fascista clandestina. L’organizzazione si componeva di giovani sui 20 anni che aveva come obiettivo quello di instaurare un nuovo ordine mondiale di stampo nazi-fascista appunto, esortando a discriminazione e violenza per ragioni di razza, etniche e nazionali.
A detta degli inquirenti è significativa la decisione di utilizzare nomi di battaglia di terroristi del mondo neonazista come, Anders Breikvik, autore dell’eccidio di Utoya nel luglio 2011.
La banda aveva programmato azioni violente e intimidatorie per ottenere soldi e aveva cercato di ampliarsi tramite rapporti diretti con altri gruppi di estrema destra, come quello svizzero ‘Junge Tat’ che uno degli indagati aveva visitato a maggio, restando coinvolto nell’assalto organizzato da movimenti antifascisti ai danni delle organizzazioni svizzere.
Nell’ordinanza del gip si legge del padre di uno degli indagati che dice al figlio che la pistola, una Walther P38 utilizzata nella Germania nazista, ti sarà data «quando piglierai il porto d’armi, naturalmente per usarla con comunisti, negri e froci».
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Il tono fra i due è considerato scherzoso dagli investigatori perché entrambi ridono, ma “ben esprime le idee politiche e il sentire ideologico” trasmesso dal padre del ventenne. Il ragazzo è ritenuto il leader del gruppo: in un discorso con la madre sui prossimi esami universitari gli viene suggerito di studiare un libro su De Gobineau, autore de ‘Il saggio sulla diseguaglianza delle razze umane‘, ritenuto uno dei testi su cui si fonda il pensiero razzista contemporaneo.