Chiara Gualzetti, il racconto del killer: “Non moriva, ero stupito”. E insiste sui demoni

Il sedicenne accusato dell’omicidio di Chiara Gualzetti ha ribadito la sua versione nella seconda confessione rilasciata agli inquirenti. Il gip, accogliendo la richiesta della Procura, ha convalidato in fermo, in quanto sussiste il pericolo concreto di «reiterazione del reato». La comunità di Monteveglio si è stretta intorno alla famiglia della ragazza uccisa in occasione di una fiaccolata. 

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Chiara Gualzetti, 15 anni, uccisa a Monteveglio – meteoweek.com

Un ulteriore interrogatorio durato circa un’ora, in cui il sedicenne indagato per la morte di Chiara Gualzetti ha confermato la prima versione. L’accusa è di omicidio premeditato, dato che domenica mattina si è recato all’appuntamento con l’amica con un coltello da cucina. Già nei giorni precedenti, in base ad alcune ricostruzioni, aveva annunciato la volontà di uccidere una persona, ma nessuno aveva creduto alle sua parole. Diverse prove adesso lo incastrano: dall’arma del delitto – ripulita e riportata nella sua abitazione – alle chat sui social network con la vittima, alcune delle quali cancellate. La confessione, ad ogni modo, è ciò che non lascia alcun dubbio. Il killer, nel corso della sua deposizione, avrebbe infatti raccontato nuovi scabrosi dettagli in merito alla vicenda.

La seconda confessione del killer di Chiara Gualzetti

«Una ricostruzione inoppugnabile, a dir poco raccapricciante. Sia per i numerosi dettagli macabri e cruenti sia per la freddezza del racconto sia per il movente, che può apparire sotto certi aspetti incredibile e sotto altri estremamente inquietante». Così il gip del Tribunale dei Minorenni di Bologna, all’interno della convalida del fermo, ha definito il racconto dell’omicidio di Chiara Gualzetti, che è stato fornito dall’assassino stesso nel corso della seconda confessione. Quest’ultima, infatti, ha aggiunto ulteriori elementi inquietanti a quanto emerso in un primo momento.

Ricordo che non moriva e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano”, avrebbe raccontato il sedicenne accusato di avere ucciso Chiara Gualzetti. Una versione che trova conferma anche nei primi rilievi effettuati sul corpo della vittima. Tra le mani, infatti, aveva i capelli dell’amico. Un ultimo tentativo di estrema difesa, prima di arrendersi sotto i colpi sferrati con un coltello da cucina. Domani verrà effettuata l’autopsia per accertare ulteriori elementi. In base alla testimonianza dell’assassino, ad ogni modo, non sarebbe stata la prima volta che nutriva il desiderio di togliere la vita alla quindicenne. “Avevo già cercato di ucciderla, ma c’era altra gente e ho dovuto rinviare”, avrebbe detto.

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Chiara Gualzetti è stata uccisa a colpi di arma da taglio – meteoweek.com

Il mistero dei demoni

Il sedicenne indagato per la morte di Chiara Gualzetti, anche nella seconda confessione, ha raccontato di convivere con alcune presenze demoniache, le quali lo avrebbero spinto a compiere l’omicidio. Una di queste sarebbe Samael, l’angelo del giudizio “con cui parlo da molto tempo e che ho anche visto, un uomo di fuoco”, avrebbe detto. Il giovane non nega, tuttavia, di essere stato suggestionato dalla visione di una serie tv. “Mi sentivo come nella serie Lucifer”.

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Dietro il gesto del ragazzo, tuttavia, si celano probabilmente problemi con radici molto più lontane. I segnali di disagio, però, non erano mai stati ascoltati. Nei giorni scorsi, in base ad alcune indiscrezioni, il sedicenne aveva fissato un appuntamento per la prossima settimana da un neuropsichiatra, ma la situazione è degenerata prima che la visita potesse avvenire. “Sono come in una bolla. Mio figlio non ha mai fatto del male a nessuno, stavamo cercando di risolvere il problema degli scatti di rabbia”, ha detto la mamma, che era presente all’interrogatorio.

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La fiaccolata per Chiara

La comunità di Monteviglio, in provincia di Bologna, intanto, si è stretta attorno alla famiglia di Chiara Gualzetti. Almeno 1500 persone, ieri sera, hanno partecipato alla fiaccolata in onore della quindicenne. I genitori, straziati dal dolore, erano in prima fila. “Mi affido alla giustizia, ho fede nella giustizia e la voglio per mia figlia. Io e mio marito vi ringraziamo tutti per questo abbraccio che ci avete dato, per la forza che ci date”, ha detto mamma Giusi. Erano assenti, invece, i familiari del sedicenne in carcere. “Non è indifferenza, piuttosto una forma di rispetto per i genitori della ragazza e per la loro sofferenza”, hanno sottolineato.

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