Antonio Tajani ha espresso il suo parere in merito alla proposta di Silvio Berlusconi di creare un partito unico del centrodestra, sottolineando che l’idea potrebbe diventare concreta soltanto nel 2023. Il coordinatore nazionale di Forza Italia ritiene che il tema sia all’ordine del giorno, dato il periodo che l’Italia sta attraversando. La strada verso il percorso di collaborazione tra le forze politiche, tuttavia, è lunga.
Uno dei temi caldi della politica, in queste settimane, è rappresentato dalla creazione di un partito unico per il centrodestra. Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha manifestato l’obiettivo di rendere concreto il progetto entro il 2023. Esso, secondo il leader di Forza Italia, sarà basato sul modello statunitense, all’interno del quale, attraverso il partito repubblicano, verrebbe “tutelata ogni identità”. L’idea è ormai in discussione da tempo, ma finora non è mai divenuta realtà. A parlarne, in un’intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa, è stato il coordinatore nazionale Antonio Tajani.
Tajani sul partito unico di centrodestra
“Berlusconi non ha lanciato una proposta da realizzare domani mattina, ma nel 2023. Anche perché il centrodestra è maggioritario nel Paese e probabilmente le elezioni le vincerebbe, ma poi bisogna governare. E per governare bisogna essere una forza moderata e credibile. I risultati in Francia e a Madrid dicono questo. Il pendolo della politica va verso il Ppe. lo dimostra anche il fatto che Forza Italia cresce nei sondaggi, gradualmente ma di continuo. Un passo da alpino, come direste a Torino”. Lo ha detto Antonio Tajani in merito alla possibilità di unire le forze politiche del centrodestra in un partito unico. Il progetto, tuttavia, è lungo e complesso. “Si tratta di iniziare un percorso politico e culturale che non si improvvisa. Già la decisione di Salvini di sostenere il governo Draghi, seguendo l’intuizione di Berlusconi, è stato un fatto molto positivo per la Lega, per il centrodestra e anche per l’Italia. Ma poi vedo che nell’intervista alla Stampa Salvini si dichiara europeista e atlantista: benissimo”, ha sottolineato.
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“Il governo Draghi è nato in un momento di emergenza in cui era importante che tutti gli italiani di buona volontà indossassero la maglia azzurra invece di quella dei rispettivi club. Quanto al resto, garantisco che Forza Italia non si fa marginalizzare. Anzi, Berlusconi non è marginalizzabile”, ha precisato il vicepresidente di Forza Italia. “È chiaro che in un partito che avrebbe dal 40 al 45% dei voti ci sarebbero delle sensibilità diverse. Succede oggi nei Repubblicani americani e succedeva ieri nella Democrazia cristiana. L’importante è che quello che unisce sia più forte di quello che divide. E la credibilità”. A tal proposito ha rimembrato alcuni successi dei giorni scorsi dal suo partito. “Abbiamo presentato un piano di 250 pagine per il Recovery e uno per le vaccinazioni che ha ispirato quello del generale Figliuolo. Lunedì, nella nostra sede, ho incontrato per tre ore i sindacati confederali che evidentemente ci considerano degli interlocutori affidabili, non dei nemici”.
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Antonio Tajani, inoltre, ha manifestato la posizione di Forza Italia in merito alla coalizione di governo. “Noi siamo diversi da Lega e FdI, ma con il Pd siamo alternativi. E nonostante io abbia un ottimo rapporto personale con Letta, ogni giorno ci sono nuovi motivi di polemica, dallo ius soli al ddl Zan. Poi, certo, siamo al governo insieme, ma è un altro discorso. C’è anche il M5s che è lontano da noi anni luce”, ha ribadito. “Quanto ai candidati comuni per le amministrative, a Roma, a Torino e in Calabria ci sono già. A Milano il problema non è trovare un candidato ma un candidato che vinca, perché Sala è un avversario di tutto rispetto. Albertini sarebbe stato perfetto, ma non ha voluto. A Napoli Maresca ci andrebbe bene, però non rinunceremo al simbolo. A Bologna, l’ideale sarebbe Andrea Cangini, che è senatore di Fi ma anche l’ex direttore del ‘Resto del Carlino’, più un civico che un politico”.