In merito alla questione relativa al Green Pass, si è espresso l’immunologo Alberto Mantovani: “Green Pass solo dopo le 2 dosi vaccino, ai guariti con una. Ai giovani va consigliato loro di vaccinarsi per limitare la variante Delta”.
Il governo al momento non cambia rotta, e il rilascio del Green Pass (valido in Italia) continuerà ad essere rilasciato anche a coloro che hanno effettuato una sola dose di vaccino. Dal primo luglio, però, sarà invece scaricabile la Green Pass europea (documento che permetterà i viaggi entro i confini dell’Ue), rilasciata a qualche giorno di distanza dalla seconda dose somministrata. Sulla questione del “passaporto verde” italiano, però, sono in tanti ad esprimersi. Tra questi il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che bolla come “rischioso dare il Green Pass dopo una dose, perché si è veramente protetti dalla variante Delta solo con la seconda”. In tal senso è intervenuto anche l’immunologo Alberto Mantovani, intervistato di recente dai giornalisti de La Stampa.
“I vaccini sono come la cintura di sicurezza in auto: non è che perché l’abbiamo allora passiamo col rosso o superiamo i limiti. Mascherina e distanza non vanno dimenticati, ma usati quando servono. Riguardo la variante Delta, come Paese siamo in ritardo, perché manca un programma nazionale di sequenziamento delle varianti con studi di funzione per capire se e quanto siano pericolosi. Abbiamo un nemico che cambia e non possiamo non conoscerlo”. Queste le parole di Alberto Mantovani nell’intervista a La Stampa. E anche sul tema del “passaporto verde” è stato chiaro: “Il Green Pass va dato dopo due dosi di vaccino e ai guariti con una dose“.
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“Due dosi proteggono molto dall’ospedalizzazione, 96 per cento sul campo con i vaccini a Rna e 93 con AstraZeneca. E riducono la trasmissione, anche se non si sa di quanto. Resta un 20-25 per cento di persone che risponde poco alla vaccinazione e può ammalarsi, quasi sempre senza finire in ospedale”, ha evidenziato Mantovani. “Quanto ad AstraZeneca, la seconda dose va fatta assolutamente, i guariti hanno bisogno di una sola dose, è un vaccino efficace con un effetto collaterale rarissimo per cui basta non farlo sotto i 40 anni come in Regno Unito o 60 da noi. La vaccinazione eterologa è stata una prudenza per gli under 60. Non è stata molto sperimentata, ma ci sono dati che suggeriscono una possibile risposta migliore”, ha poi proseguito l’immunologo.
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Sul tema relativo alla libertà di vaccinarsi o meno, invece, la posizione è più severa: “Se si trattasse dei vaccini per l’influenza in farmacia sarei d’accordo, ma questa è una vicenda di salute pubblica in cui regole chiare e omogenee sul territorio nazionale”. La vaccinazione dovrebbe essere obbligatoria “per gli operatori sanitari a contatto con pazienti fragili, mentre per i cittadini è troppo presto”. Ai giovani, invece, “va consigliato loro di vaccinarsi per limitare la variante Delta che forse li predilige, evitare la malattia e le sue conseguenze, oltre che per mettere in sicurezza le scuole”.
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