Cresce sempre di più la tensione tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, e cresce l’attesa per la giornata di domani, quando l’ex premier nel primo pomeriggio ha in programma una conferenza stampa nella quale, con ogni probabilità, si farà luce sulle sorti del M5s. E mentre diversi esponenti cercano di ricucire i rapporti tra i due leader, aumenta sempre più il sospetto che – in assenza di una sorprendente riconciliazione – Conte voglia annunciare la nascita di un partito tutto suo.
Non trova una sua collocazione definitiva Giuseppe Conte, l’ex premier in cerca di una casa definitiva per portare avanti il suo progetto politico fatto di moderazione, posizioni centriste, europeiste, riformiste. Insomma, fatto di tutto ciò che era stato anticipato nella famosa ricerca dei “responsabili”. La realtà, tuttavia, è che al di là di queste etichette ipotizzabili, poco sappiamo del progetto politico di Giuseppe Conte. E questo silenzio potrebbe rappresentare un problema. Non basta il volto noto, non basta l’insieme di valori rappresentati da colui che ha accompagnato la progressiva mutazione del M5s (e anche la sua progressiva scissione). E ormai tutto questo non basta neanche al Movimento stesso. Se non si trova un accordo entro oggi, Conte terrà una conferenza stampa lunedì pomeriggio nella quale potrebbe annunciare il suo addio al Movimento, spiegando il perché del tentativo fallito di diventare leader della forza politica. Forse, annuncerà persino la creazione di un nuovo partito tutto suo. Forse, sperano le fasce più ottimiste del Movimento, annuncerà il raggiungimento di un accordo. Ma procediamo con ordine.
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Cosa c’è dietro
Molto dipenderà non solo dalla volontà di Conte e Grillo di giungere a una sintesi, ma anche dalla capacità di mediazione di alcuni esponenti pentastellati che, in queste ore, stanno cercando di oliare i rapporti tra i due. Tra questi, Luigi Di Maio, Domenico Masi e Roberto Fico. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, i parlamentari attivi nella mediazione non parlano direttamente con Beppe ma si affidano ai suoi legali. La missione è convincerlo ad accettare una diminuzione dei suoi poteri prevista dal nuovo Statuto. Dall’altro lato, cercano di spiegare a Conte l’importanza di non chiudere l’interlocuzione, per non mandare all’aria l’intero progetto di rinascita del M5s. Il nodo è sempre lì: Conte pensava di avere maggiore libertà di manovra per rifondare il Movimento, mentre il garante voleva un volto nuovo, un’anima nuova, ma non un totale stravolgimento della forza politica.
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Cosa si profila all’orizzonte
In questa scala di grigio emerge tutta la spaccatura di un Movimento che affronta crisi dopo crisi dall’inizio della magistratura, e che ora cerca di rigenerarsi ma attraverso un processo in vitro. L’ottimismo sulla capacità di trovare un’intesa emergerebbe anche dalle parole del senatore contiano Mario Turco riportate da Adnkronos: “Ci sono interlocuzioni in atto, auspico che nelle prossime ore, entro la settimana prossima, si chiuda la trattativa. Confido in un avvicinamento agli obiettivi da parte di Conte e da parte di Grillo“. Al di là delle dichiarazioni speranzose, tuttavia, resta il dubbio di un’evoluzione pericolosa non solo per il M5s, ma che potrebbe avere effetti anche su tutta la maggioranza. Alcune fonti di Palazzo Madama riportate da Adnkronos fanno già sapere che “molti di noi sceglierebbero di andare con Giuseppe“, nel caso in cui decidesse di creare un nuovo partito. I contiani al Senato sono la maggioranza, ricorda l’Ansa, e la scissione rischierebbe di far scomparire il Movimento in un ramo del Parlamento. Inoltre, in questo scenario di instabilità, manca ancora una parola chiara di Conte sul reale sostegno al governo Draghi.
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Anche per questo Di Maio si applica in prima persona per evitare lo scenario più catastrofico, quello della scissione. Lo stesso Di Maio che, però, sarebbe il primo candidato alla guida del Movimento in caso di ritiro di Conte. A Di Maio sono vicini parlamentari e ministri, a Di Maio sono vicine le frange più moderate e anche quelle più radicali, che comunque possono riconoscere nell’attuale ministro degli Esteri un ancoraggio ancora vivo al M5s degli inizi. Per questo, in vista della tempesta, si inizia già a rivalutare l’influenza di Di Maio. Intanto, molti parlamentari si dicono terrorizzati da uno smottamento radicale degli attuali assetti in atto. Anche per questo la vicenda del Movimento non è uno spettacolo da guardare dall’esterno, ma un qualcosa che riguarda tutta la maggioranza e – di riflesso – tutti noi.