La variante Delta preoccupa i medici ed è sempre più importante proseguire con le vaccinazioni. Infatti, il virologo Pregliasco rassicura che con due dosi di vaccino è raro che ci si ammali, quantomeno nella forma grave.
Molti virologi si sono mostrati seriamente preoccupati per la variante Delta, ex variante indiana. Hanno raccomandato di non abbassare troppo la guardia per evitare di ritrovarci nelle condizioni di settembre scorso. In un’intervista al Corriere della Sera, anche il virologo Fabrizio Pregliasco è convinto di una prossima impennata dei contagi a causa della variante Delta. “Il colpo di coda arriverà. Se siamo fortunati, sperabilmente, i casi gravi non cresceranno proporzionalmente al contagio”. Il virologo all’Università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano sottolinea che “le varianti individuate sono ormai 700, alcune hanno minime differenze, ma quelle preoccupanti sono 4. Altre sono sotto osservazione. E la variante indiana, la Delta, che mescolata a quella sudafricana è diventata anche Delta plus, è più contagiosa e un po’ più cattivella”.
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Pregliasco prende in esame proprio il paese che è stato il primo a riaprire tutto e che oggi sta soffrendo la variante Delta. “In Inghilterra che è stata la prima ad aprire tutto e lasciare il virus a briglia sciolta, la variante sta causando 15 mila casi al giorno. Ma i morti sono tra i 10 e i 20. Non la media di 300 al giorno come in passato. I sintomi sono più o meno gli stessi, ma non c’è più la perdita dell’olfatto e sono più frequenti i casi gravi. Si infetta anche qualche vaccinato. Ma chi ha fatto già le due dosi rarissimamente ha degli effetti gravi. Per questo l’invito, ancora più intenso, è a vaccinarsi”.
Pregliasco: “Obbligatorio il green pass, più mobilità significa più contagi”
Quanto all’uso delle mascherine, se è il caso di toglierle o meno, Pregliasco fa l’esempio di Israele, “dove la variante Delta sta aumentando i contagi e che già paventa di rimetterle. Un manuale non c’è. Però è difficile gestire le mascherine all’aperto. Almeno manteniamole al chiuso. Più mobilità c’è, più contatti ci sono, più c’è contagio. In discoteca si balla, si parla ad alta voce, perché c’è la musica alta. Le condizioni per nuovi focolai ci sono. Ne abbiamo già visti alcuni nelle palestre. Se riaprirle dipenderà dalla scelta politica. Temo si arriverà all’apertura.
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Speriamo che almeno si renda obbligatorio il green pass. Ma fatto bene. Con un controllo vero, non come l’anno scorso: i ragazzi davano i numeri di telefono falsi. E poi il contagio ripartì”. I ragazzi, precisa il virologo, “assieme ai bambini si sono rivelati il vettore principale. Quelli che hanno avuto conseguenze gravi sono stati l’1% del totale. I morti fino a 18 anni sono stati 26. L’obiettivo è sempre lo stesso: evitare la malattia, i ricoveri e il long Covid, le conseguenze che il 20% dei malati si porta dietro a lungo. Oltre alle difficoltà respiratorie ci sono anche aspetti psicologici preoccupanti. Addirittura si è notata una minore sopportazione del caldo. Sono conseguenze di problemi al centro di termoregolazione a livello dell’encefalo. Bisogna evitare che i ragazzi si trasformino in untori per le persone fragili. E la raccomandazione è di convincere anche chi non si è ancora vaccinato. Gli hub hanno fatto i grandi numeri. Ora bisogna lavorare di fino”.