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Politica

Ddl Zan, i punti che il Vaticano vuole cambiare. Pronta una data per l’Aula

Il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin cerca di assumere un tono più conciliante nei confronti del Ddl Zan e ribadisce: l’intento della nota del Vaticano non era bloccare il Ddl Zan, ma invitare alla riflessione su alcuni punti. Posizioni che ora sembrano riassorbite dalle argomentazioni di Salvini. Intanto proseguono i confronti a distanza per giungere alla discussione in Senato. Per comprendere meglio le evoluzioni future potrebbe esser utile, allora, analizzare i punti contestati dal Vaticano nella famosa nota. D’altronde, una prima data fatidica potrebbe esserci già il 13 luglio.

MeteoWeek.com (da Getty Images)

Il dibattito politico e mediatico sul Ddl Zan è lontano dall’acquietarsi. Dopo l’intervento di Mario Draghi in Parlamento – che ha ribadito l’indipendenza delle Aule e il rifiuto di una qualsiasi forma di ingerenza – il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin ha optato per un maggiore invito al dialogo spiegando le posizioni della Santa Sede su Vatican News: il Vaticano non ha voluto bloccare la legge contro l’omobilesbotransfobia, ma ha voluto invitare a una maggiore riflessione su alcuni punti ritenuti controversi per il rapporto Stato-Chiesa. Nel frattempo, il leader della Lega Matteo Salvini sembra puntare ad assumere su di sé la difesa delle argomentazioni avanzate dalla Chiesa, ribadendo innanzitutto che “c’è la libertà di espressione, tutti possono parlare e il Vaticano e il santo Padre in primis, poi il Parlamento è sovrano. Se arriva una riflessione dal Vaticano non è un ordine ma qualcosa su cui riflettere“. In secondo luogo il leader della Lega ha ribadito: che “se, come richiesto anche dalla Santa Sede, al testo originale si toglie un po’ di ideologia, il tema che riguarda le scuole e i reati di opinione, la partita noi la chiudiamo in una settimana”. Come a dire: se un qualsiasi altro intervento invadente da parte della Santa Sede è stato bloccato dalle parole del premier, ciò non vuol dire che quelle istanze non possano essere raccolte dalla Lega. Per questo potrebbe esser utile analizzare con maggiore attenzione quali siano state, effettivamente, le richieste della nota.

Leggi anche: Ddl Zan, a che punto siamo dopo la nota del Vaticano

Cosa chiede il Vaticano

MeteoWeek.com (da Getty Images)

La richiesta del Vaticano è di modificare il Ddl Zan in modo da evitare una eventuale violazione del Concordato e in  modo da evitare di ridurre la “libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“. All’interno del comma 1 del Concordato viene assicurata alla Chiesa “libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale“, mentre il comma 2 garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La paura della Chiesa, in sostanza, è che dichiarazioni di  membri della Chiesa contrarie all’omosessualità possano essere perseguite come reato. Su questo punto va specificato che il Ddl Zan prevede già che siano escluse da una qualsiasi applicazione della legge “la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti” (articolo 4).

Il Vaticano inoltre contesterebbe inoltre l’articolo 7 del disegno di legge, che chiede di istituire la Giornata nazionale contro l’omofobia, la bifobia, la lesbofobia e la transfobia, oltre a iniziative di sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Le scuole cattoliche sarebbero dunque comprese nel computo, anche se Alessandro Zan ha già ribadito che l’articolo “si inscrive in un quadro segnato dal principio di autonomia scolastica, che è generale e si applica a tutte le scuole, pubbliche e private” e che il comma 3 del medesimo articolo precisa che le attività saranno organizzate nelle scuole “nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa”. 

Leggi anche: L’Ue contro Orbán sulla legge anti-Lgbtq. Ma Meloni e Salvini difendono l’Ungheria

Habemus data

Alcune di queste obiezioni, nonostante la retromarcia della Chiesa, potrebbero esser avanzate da forze politiche vicine al Vaticano. Non a caso Matteo Salvini ha già sottolineato: “L’attenzione va posta sulle definizioni nell’articolo 1, criticate da molti e che vanno modificate: non vogliamo che l’educazione gender entri nelle scuole, né possiamo tollerare restrizioni alla libertà di pensiero o parola. Sono contento che anche la Santa Sede abbia espresso dei dubbi“. La prima prova del nove verso la discussione della legge sarà mercoledì 30 giugno, quando avrà luogo il tavolo di confronto tra i capigruppo della Commissione convocato dal presidente della Commissione Giustizia al Senato Andrea Ostellari, con lo scopo di valutare un possibile compromesso. Poi ci sarà la tappa del 6 luglio per riconfermare la data della calendarizzazione prevista per il 13 luglio. A quel punto, teoricamente, a favore del Ddl Zan dovrebbero esserci 168 voti, mentre sarebbero 151 i contrari. Questo, salvo voltafaccia dell’ultimo secondo consentiti dal voto segreto.

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