La variante indiana è un problema, che arriva nel momento più sbagliato: quello della ripartenza. Al momento l’incidenza in Italia è del 26%, ma è destinata ad aumentare.
Non sembra finire mai, questo lunghissimo tunnel chiamato Covid. Nel momento in cui, tra efficacia dei vaccini ed aumento delle temperature, la situazione sembra migliorare, ecco che si affaccia una nuova minaccia. Sappiamo che i virus mutano, e che possono mutare in meglio od in peggio. La mutazione, o variante, con cui abbiamo a che fare, la “Delta” o “Indiana” sembra non essere una migliorativa rispetto ai ceppi precedenti.
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Secondo uno studio della Public Health England, la variante Delta sembra essere più contagiosa del 60% rispetto alla variante Alpha (inglese), che già lo era circa 6 volte in più del ceppo originario. Più difficile stabilire invece se sia anche più virulenta. Sempre secondo alcuni dati diffusi a inizio giugno dalla Public Health England, questa variante sarebbe associata anche ad un rischio di ospedalizzazione fino a 2,6 volte superiore rispetto alla inglese. E dalla Cina sembra arrivare una conferma a questi inquietanti segnali. Il direttore del reparto di terapia intensiva della Sun Yat-sen University di Guangzhou ha dichiarato che con la variante Delta il 12% dei pazienti si ammala gravemente entro 4 giorni al massimo dalla comparsa dei sintomi. Con i ceppi fin qui noti, la percentuale era del 2-3%, solo occasionalmente si arrivava fino al 10.
Anche la variante Delta, tra l’altro, sembra avere mutato: da un paio di mesi circa infatti arrivano notizie sempre più precise riguardo un nuovo ceppo, definito “Delta Plus”: questa nuova variante si sta diffondendo in India, è conosciuta anche come AY.1 ed è già stata individuata in 9 Paesi tra cui Usa e Regno Unito. In India è stata rilevata per la prima volta ad aprile.
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Tornando alla variante Delta, e guardando all’Italia, la regione nella quale sta circolando di più è la Puglia: dal Gargano al Salento, il virus starebbe colpendo il 35% dei nuovi contagi. vPer quanto riguarda le altre regioni, la maggior parte delle sequenze che corrispondono alla variante Delta arriva, dopo la Puglia, dal Trentino-Alto Adige (28, il 26%), Veneto (20, il 18%), Umbria (11, il 10%), Sardegna (5, il 5%), Campania (3, il 3%), Lazio, Sicilia e Lombardia (1 ciascuno, l’1%). Preoccupa ora il focolaio della variante Delta scoperto tra i lavoratori della logistica e i loro contatti stretti tra le province di Piacenza, Cremona e Lodi, che però, fondamentale sottolinearlo, non erano vaccinati. Rilevati anche a Modena 3 casi: i contagiati sono ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Una situazione che al momento non è allarmante, ma che va monitorata con attenzione: il rischio è di ritrovarci ad ottobre come l’anno scorso. Dopo una estate “spensierata”, una seconda ondata che – dati alla mano – è stata molto più devastante della prima. E’ vero che ora abbiamo i vaccini, che sono una ottima arma. Ma è anche altrettanto vero che, purtroppo, sembra che la strada per arrivare alla normalità sia ancora lunga.