La testimonianza di quanto ci si possa immedesimare nella vita e nei sentimenti di chi si ha di fronte, giunge da Roma, con una storia da libro Cuore, ma incredibilmente vera ed esemplare. Sicuramente l’esperienza del Covid, con le privazioni e le sofferenze che ha sparso un po’ ovunque, ci ha reso migliori, ci ha spinto a essere più attenti alle emozioni, un po’ più «empatici» con il prossimo.
Il reclamo
«C’era un centinaio tra bambini e ragazzi, abbiamo spento la musica e abbiamo continuato, con gli animatori, a fare giocare i bambini. Ma evidentemente non è bastato ai residenti che abitano qui intorno». Poco prima dell’arrivo dei vigili, una signora, infastidita dal chiasso, si era recata in oratorio. Inevitabilmente è arrivata la sanzione dei vigili che aveva provocato smarrimento e dispiacere in tutta la comunità. «Ieri mattina ho mandato un WhatsApp a tutti i volontari che ci danno una mano, per rincuorarli — ha aggiunto il parroco —, ho visto che erano rimasti un po’ demoralizzati dall’episodio».
Il controllo
Sono appena passate le 19 e l’oratorio è pieno di bambini che corrono, giocano, cantano. Una pattuglia di vigili urbani arriva all’oratorio della parrocchia di Santa Maria Immacolata di Lourdes nel quartiere Aurelio, chiamata da un gruppo di residenti che si lamenta per i continui schiamazzi e il troppo rumore proveniente dal cortile della chiesa. E i vigili, scuri in volto, raggiungono il parroco per chiedergli di farla finita con tutta quella confusione e lo multano con una sanzione da 350 euro per «disturbo della quiete pubblica». Poi la festa, come in un brutto incantesimo, finisce per far posto a un silenzio glaciale. Gli uomini della polizia municipale avevano fatto quasi fatica a farsi sentire, ad attraversare quella giostra di gioia e di entusiasmo tra canzoncine, palloni e animatori con la chitarra.
Il gesto
«Pensavo di stare su “Scherzi a parte” — ha spiegato il parroco, don Carmine Salvatore Cipolla — mi sembrava una situazione surreale, non potevo credere che ci stessero multando soltanto perché facevamo giocare dei bambini».Da una parte la legge da rispettare e i cittadini (giustamente) da ascoltare, dall’altra il cuore di «padri» nei confronti di quei ragazzini che, chiusi in casa per mesi a causa della pandemia, per riprendersi un pezzo di vita, dei momenti di spensieratezza e socialità che sono stati loro tolti per troppo tempo, ora si riversano in parrocchia per giocare, cantare, ballare. Ecco che in forma del tutto anonima, quegli stessi poliziotti decidono di fare una colletta per pagare di tasca loro la sanzione.
Il lieto fine
Il bene — conclude il parroco — alla fine vince sempre.Tutti conoscono il lavoro educativo che la parrocchia fa qui da 43 anni. E’ forse proprio per questo, un buon gesto ha fatto più rumore di un episodio spiacevole. «Anche i genitori si stavano organizzando con una colletta per dare il loro contributo — precisa Padre Cipolla —. Da una storia che sembrava negativa ne è uscito tanto bene. Poi però è arrivato il lieto fine: la colletta tra i vigili che si sono tassati per pagare quella sanzione che, dopo le denunce, avevano comunque il dovere di contestare. Un’azione compiuta nella più assoluta riservatezza tanto che gli stessi vertici del loro Comando all’Aurelio non hanno voluto né smentire né confermare la notizia.Sono senza parole, davvero commosso. Ho ricevuto affetto e solidarietà dall’intero quartiere.